Portafortuna, antimalocchio, poteri
magici, farmacologici, afrodisiaci: molte sono le credenze
popolari, antiche e moderne sui presunti benefici portati da
prodotti animali o parti di essi e diffuse in tutto il mondo,
Italia compresa. Ma gli effetti che hanno su molte specie
selvatiche sono purtroppo pesanti portandole spesso sull'orlo
dell'estinzione.
L'allarme arriva da Wwf e Cicap (Comitato Italiano per il
Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) in vista della
Giornata mondiale della natura selvatica, il 3 marzo, il World
Wildlife Day promosso a livello internazionale dalle Nazioni
Unite per celebrare fauna e flora selvatiche del pianeta e far
conoscere il loro ruolo fondamentale per la nostra
sopravvivenza.
Per questa occasione, le due associazioni hanno anticipato un
report dal titolo "La sfortuna è farli estinguere" realizzato
per la Giornata Anti Superstizione, che ricorrerà venerdì 17
maggio e stilato una mappa delle specie a rischio.
Tra gli utilizzi di specie legate a superstizioni e
tradizioni antiche e moderne, al primo posto c'è la medicina
tradizionale orientale, soprattutto Cina ma anche Vietnam,
Giappone, Thailandia, che si rifornisce tuttora di animali o
loro parti come la bile degli orsi della luna, le ossa, pelli e
altre parti della tigre, il corno di rinoceronte (soprattutto in
Vietnam), la pelle dell'asino selvatico africano, il cavalluccio
marino essiccato e/o ridotto in polvere. La tigre, nonostante
alcuni recenti segnali di ripresa, come in Bhutan e Russia, è
ancora a rischio di estinzione e considerata minacciata dalla
Lista Rossa Iucn. Dell'asino selvatico africano si stima un
numero di individui potenzialmente in grado di riprodursi
compreso tra 20 e 200 ed è considerato in pericolo critico di
estinzione.
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