Gli ultimi 8 anni sono stati i più
caldi fra quelli registrati finora, alimentati da concentrazioni
sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare.
La temperatura media nel 2022 è di circa 1,15 gradi Celsius
sopra i livelli pre-industriali (cioè la temperatura media del
periodo 1850-1900). Lo rivela il rapporto "Stato del clima
globale nel 2022" dell'Organizzazione meteorologica mondiale
(Wmo), diffuso oggi in occasione dell'apertura della Conferenza
Onu sul clima Cop27 a Sharm el-Sheikh, in Egitto.
Questo aumento delle temperature è dovuto all'aumento delle
concentrazioni dei principali gas serra nell'atmosfera (anidride
carbonica, metano, diossido di azoto). Questi gas hanno
raggiunto livelli record nel 2021, e continuano a salire nel
2022.
Il caldo fa sciogliere le calotte polari e i ghiacciai, e
provoca l'innalzamento del livello dei mari, che minaccia stati
insulari e territori costieri. Inoltre, causa desertificazione
ed eventi meteorologici estremi: migliaia di persone rimangono
uccise, milioni sono private dei mezzi di sostentamento,
condannate a fame, miseria e migrazioni. Caldo e disastri fanno
poi proliferare una serie di malattie.
Il 2022 ha battuto il record di scioglimento dei ghiacchiai
alpini del 2003, con perdite di spessore dai 3 ai 4 metri. In
Svizzera è stato perso il 6% del volume dei ghiacciai.
L'estensione dei ghiacci dell'Artico è stata sotto la media
1981-2010 per la maggior parte dell'anno. In Antartide il 25
febbraio è stata registrata la minor estensione dei ghiacci da
quando ci sono le rilevazioni: solo 1,92 milioni di km quadrati,
1 milione di km quadrati sotto la media di lungo periodo.
Il livello medio dei mari è aumentato di circa 3,4 millimetri
all'anno nei trent'anni dal 1993 al 2022, e il tasso di aumento
è raddoppiato dal 1993 ad oggi. L'accelerazione è dovuta allo
scioglimento dei ghiacci. In due anni e mezzo, dal gennaio 2020
all'agosto 2022, il livello medio dei mari è salito di ben 10
millimetri: si tratta del 10% dell'innalzamento complessivo
negli ultimi 30 anni, da quando sono partite le misurazioni
satellitari.
La siccità nel 2022 ha ridotto alla fame 19 milioni di
persone nell'Africa orientale, mentre le alluvioni hanno ucciso
1.700 persone in Pakistan e hanno costretto quasi 8 milioni a
lasciare i loro villaggi. Sono queste le conseguenze più gravi
del riscaldamento globale quest'anno, secondo il rapporto "Stato
del clima globale nel 2022" dell'Organizzazione meteorologica
mondiale (Wmo), diffuso oggi in occasione dell'apertura della
conferenza annuale dell'Onu sul clima, la Cop27, a Sharm
el-Sheikh in Egitto.
Nell'Africa orientale, le piogge sono state sotto la media
per quattro stagioni consecutive, il periodo più lungo in 40
anni, e ci sono indicazioni che anche l'attuale stagione sarà
secca. Fra 18,4 e 19,3 milioni di persone erano in situazione di
crisi alimentare prima di giugno 2022 in Kenya, Somalia ed
Etiopia.
Piogge da record a luglio e agosto hanno portato a vaste
alluvioni in Pakistan. Ci sono stati almeno 1.700 morti e 33
milioni di persone colpite. Gli sfollati sono stati 7,9 milioni.
L'Africa meridionale, e in particolare il Madagascar, è stata
colpita da una serie di cicloni all'inizio dell'anno. L'uragano
Ian a settembre ha causato morte e distruzione a Cuba e in
Florida.
Larga parte dell'emisfero settentrionale è stata
eccezionalmente calda e secca quest'anno. La Cina ha avuto la
più estesa e lunga ondata di calore da quando ci sono
rilevazioni, e la seconda estate più secca mai registrata. Il
fiume Yangtze a Wuhan ad agosto ha raggiunto il suo livello più
basso mai registrato.
Larghe zone d'Europa hanno sofferto ripetuti episodi di caldo
estremo. Il Regno Unito il 19 luglio ha registrato il suo record
nazionale, con oltre 40 gradi per la prima volta. Il caldo è
stato accompagnato da siccità e incendi. I fiumi europei, fra i
quali il Reno, la Loira e il Danubio sono scesi a livelli
critici.
"Maggiore il riscaldamento, peggiore l'impatto - ha
commentato il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas -.
Abbiamo livelli così alti di anidride carbonica nell'atmosfera
oggi che l'obbiettivo di 1,5 gradi (di riscaldamento rispetto ai
livelli pre-industriali, n.d.r.) dell'Accordo di Parigi è a
malapena raggiungibile".
Per Talaas "è già troppo tardi per molti ghiacciai, e lo
scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni,
con enormi conseguenze sulla sicurezza idrica". L'aumento di
alcuni millimetri all'anno del livello dei mari significa "un
aumento da mezzo metro a un metro in un secolo, e questa è una
minaccia per milioni di abitati delle zone costiere e delle
isole".
"Quelli meno responsabili del cambiamento climatico sofrrono
di più - ha concluso Talaas -, come abbiamo visto con le
terribili alluvioni in Pakistan e la lunga e mortale siccità nel
Corno d'Africa. Ma anche società ben preparate quest'anno sono
state colpite dagli eventi estremi, come abbiamo visto per le
ondate di calore e la siccità in larga parte d'Europa e della
Cina meridionale".
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