Un folto gruppo di
ricercatori ha da poco concluso una missione molto particolare
nelle acque che bagnano l'isola dell'Asinara e la costa nord
occidentale della Sardegna. Il progetto si chiama Strong Sea
Life, è finanziato dalla Ue ed è nato per dare la caccia alle
reti da pesca abbandonate o smarrite che deturpano gli habitat
marini della posidonia oceanica e dei coralli.
Gli esperti si sono serviti di una serie di attrezzature
digitali molto particolari - strumenti di precisione, anche
acustici e Rov subacquei - che hanno permesso di stabilire
l'esatta posizione delle attrezzature da pesca che strangolano
gli abitanti del mare. A settembre lo step successivo, cioè la
rimozione o l'eventuale inibizione delle reti.
Il progetto è stato finanziato nell'ambito del programma
europeo Life ed è cominciato formalmente nel mese di dicembre
del 2021. La durata è di cinque anni, periodo nel quale l'Ispra,
l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale,
coordina cinque partner associati, tre enti pubblici e due
soggetti privati: il Corpo forestale regionale, il Parco
dell'Asinara, Mcm Consorzio coop produzione lavoro e l'agenzia
regionale Agris per la ricerca in agricoltura.
"I ricercatori si sono imbarcati e hanno esplorato le zone
indicate da pescatori e diving center - spiega il presidente
dell'Ispra, Stefano Laporta - rinvenendo nasse e reti
abbandonate, sia da strascico che da posta. È stata una fase
molto importante per il progetto, perché ha permesso di capire
dove e come agire per la rimozione delle reti e dove invece sarà
più opportuno rendere inattivi gli attrezzi dispersi".
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