(di Corrado Chiominto)
(ANSA) - ROMA, 16 GIU - Sono 108 i nidi delle tartarughe
'mamma' che hanno scelto l'Italia per deporre le loro uova,
dandone così alla luce 5mila: un raddoppio rispetto ai 46
dell'anno precedente. E' l'ultimo dato positivo contenuto nel
rapporto elaborato dal Wwf per il World Sea Turtle Day. Un
bilancio che però contiene anche pagine scure. Rimane alto anche
il fenomeno delle tartarughe marine catturate dalle reti a
strascico. Ne rimangono intrappolate 25.000 ogni anno in Italia.
C'è poi il problema dei rifiuti di plastica. L'80% delle Caretta
Caretta nel mediterraneo ne ha ingerito almeno uno, scambiandolo
per cibo.
I nostri mari sono un habitat scelto da questi animali. Il
Mediterraneo ospita tre specie di tartaruga marina: la tartaruga
comune (Caretta caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e,
sebbene più rara, la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea).
Queste nidificano soprattutto sulle coste orientali del bacino,
mentre la tartaruga comune Caretta caretta è l'unica che
nidifica regolarmente lungo le coste italiane (soprattutto nelle
regioni meridionali).
"Negli ultimi cinque anni (2016-2021) - spiega il Wwf nel
report "Italia Penisola delle tartarughe" - è stato registrato
un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, rappresentano solo
alcune decine di unità dei circa 8 mila dell'intero
Mediterraneo". Gli ultimi dati sono del 2020 e segnano un
raddoppio: gli operatori e volontari del WWF Italia sono
intervenuti su 108 nidi da cui sono emersi più di 5.000 piccoli
che hanno raggiunto il mare. La maggior parte dei nidi sono
stati identificati in Sicilia, ben 81, seguita dalla Calabria
con 26 e dalla Basilicata con 1 nido. Il risultato è da
considerarsi particolarmente significativo se si pensa che nel
2019 i nidi ritrovati erano stati 46 mentre erano solo 26 nel
2018.
Il Mediterraneo è zona chiave per le tartarughe e hotspot di
biodiversità, ma - segnala il wwf - anche di minacce che
arrivano dalle attività umane. È il mare che si sta scaldando
più velocemente ed è "invaso" dai rifiuti: ogni anno, 570 mila
tonnellate di plastica finiscono in mare. Questi due fattori,
insieme alle attività da pesca intensiva e all'impatto con i
natanti, agiscono su tutte le fasi del ciclo vitale delle specie
di tartarughe marine, che nella lista Rossa della IUCN,
compaiono come a rischio di estinzione (tranne la tartaruga a
dorso piatto, Natator depressus, ancora classificata come
Carente di Dati). I dati sono drammatici: nel Mediterraneo oltre
150.000 tartarughe ogni anno vengono catturate accidentalmente
da ami da pesca, lenze e reti e oltre 40.000 muoiono. Solo in
Italia, ogni anno 25.000 tartarughe marine vengono catturate da
reti a strascico.
Wwf ha avviato una serie di azioni: dall'attività di
monitoraggio alla tutela dei nidi, al recupero e riabilitazione
di tartarughe. (ANSA).