(di Stefania De Francesco)
A sette mesi dalla Cop26, la
Conferenza delle Nazioni Unite sul clima dello scorso novembre a
Glasgow, il nuovo scenario geopolitico delineato dalla guerra in
Ucraina fa da sfondo alla Conferenza tecnica apertasi a Bonn e
che durerà fino al 16 giugno, dove delegati di 197 Paesi della
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(Unfccc) assieme a osservatori ed esperti verificheranno i
progressi fatti finora e prepareranno la Cop27 in programma dal
7 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto.
Ma il cammino del mondo contro i cambiamenti climatici
rischia di essere minato dal conflitto aperto dalla Russia e
dalle ripercussioni sul versante economico, energetico e di
escalation dei prezzi. E potrebbe allontanarsi ancora
l'obiettivo di contenere entro 1,5 gradi centigradi l'aumento
medio del riscaldamento globale entro fine 2100 rispetto al
periodo preindustriale. Target già "fuori portata" secondo gli
scienziati esperti di clima delle Nazioni Unite (Ipcc).
Il carbone, fra i maggiori inquinanti e responsabili del
global warming che si è deciso di ridurre e poi abbandonare
entro il 2050, potrebbe invece tornare in auge in questa nuova
fase di emergenza per dare ad alcuni Paesi l'indipendenza dal
gas russo. A questa minaccia si affianca l'accelerazione in atto
degli impatti climatici.
Nell'appuntamento di Bonn è prevista la verifica della
progressione degli impegni dei vari Paesi attraverso la
legislazione, le politiche e i programmi e la definizione del
lavoro futuro nelle aree chiave: mitigazione, adattamento,
sostegno, in particolare delle finanze, e calcolo di perdite e
danni dei paesi più vulnerabili. A novembre, è atteso un
ulteriore avanzamento.
Il segretario esecutivo dell'Unfccc, Patricia Espinosa, ha
sollecitato i governi a fare "progressi a Bonn". Il mondo "ha un
carico di lavoro significativo davanti, ma anche molto su cui
basarsi" ha assicurato, "l'ambizione deve essere alzata per
evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici" anche
perché oggi "il mondo è già sulla buona strada per andare oltre
il doppio dell'obiettivo di 1,5 gradi dell'accordo di Parigi
entro la fine del secolo", ha detto. L'inviato Usa per il clima
John Kerry ha avvertito che la guerra in Ucraina non deve essere
usata come scusa per prolungare la dipendenza globale dal
carbone. Parlando con la Bbc, Kerry ha criticato un certo numero
di grandi Paesi per non aver mantenuto le promesse fatte alla
Cop26 affermando che "non ci stiamo ancora muovendo abbastanza
velocemente" per frenare le emissioni di gas serra che stanno
aumentando le temperature.
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha
ribadito che l'Italia sarà indipendente dal gas russo "nell'arco
di 30 mesi, mantenendo la rotta di decarbonizzazione al 55%",
cosa "che in questo momento solo l'Italia in Europa può dire di
essere in grado di fare" e grazie "all'aumento delle
rinnovabili". Per l'elettricità in particolare, ha detto durante
il festival Green&blue del gruppo Gedi, "l'imperativo è via dal
carbone".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA