(di Elisabetta Guidobaldi)
"Oggi il multilateralismo climatico
sembra non essere piu' sufficiente ad affrontare la crisi
climatica prima che abbia esiti catastrofici" e "un buon modello
per superare lo stallo puo' essere quello proposto da 66 Paesi
che hanno costituito l'Alleanza dei Paesi ambiziosi per il
clima, che si sono impegnati a ridurre comunque le loro
emissioni senza aspettare che tutti i governi, compresi quelli
piu' legati all'economia dei combustibili fossili, si muovano".
A parlare e' il presidente della Fondazione per lo sviluppo
Sostenibile, Edo Ronchi, il ministro dell'Ambiente che
sottoscrisse per l'Italia il Protocollo di Kyoto adottato l'11
dicembre 1997 alla Cop III, la terza conferenza della
Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc), a Kyoto.
Documento 'bibbia' per la lotta ai gas serra entrato poi in
vigore il 16 febbraio 2005 con la firma di 55 paesi responsabili
del 55% delle emissioni con una validita' di cinque anni dal
2008
al 31 dicembre 2012. Fu ratificato da 193 Paesi, di cui 38 con
target vincolanti, quelli industrializzati, tranne gli Usa.
Il 'compleanno' del Protocollo di Kyoto e' l'occasione per
fare il punto sulle politiche climatiche, ora piu' urgenti che
mai dopo gli sconvolgimenti in atto e l'aumento degli eventi
estremi.
"Le Cop - dice Ronchi all'ANSA - sono un momento di confronto
e di collaborazione internazionale. Possono essere utili, se ben
gestite, ma non e' pero' piu' possibile affidare la non piu'
rinviabile svolta nelle politiche climatiche soltanto alle Cop
che, per deliberare, richiedono l'unanimita' o, almeno, un
consenso molto ampio, molto difficile da raggiungere". Da qui la
necessita' di un nuovo modello, sottolinea Ronchi, come quello
proposto da 66 Paesi che hanno costituito l'Alleanza dei Paesi
ambiziosi per il clima, "come sta facendo anche l'Unione Europea
che punta a fare della sfida climatica il motore per un Green
Deal: per un'economia decarbonizzata e competitiva, in grado di
generare benefici ambientali insieme a nuove possibilita' di
sviluppo e occupazione".
In particolare Kyoto fisso' per i Paesi industrializzati un
taglio del 5,2% delle emissioni di gas serra a livello globale
rispetto ai livelli del 1990. Per l'Europa dell'8% e per
l'Italia del 6,5%, sempre rispetto ai livelli del '90. Per
quanto riguarda la performance dell'Italia, la Fondazione per lo
sviluppo sostenibile ha stimato un livello di emissioni medie
annue di gas serra nel quinquennio 2008-2012 pari a 480 milioni
di tonnellate di Co2 equivalente, a fronte del target fissato
dal protocollo per l'Italia di 483,3, quindi oltre il 7% in meno
rispetto al 1990 (superando cosi' il target sottoscritto, cioe'
il
6,5% di riduzione dei gas serra). Il dopo Kyoto venne deciso
nella Cop17 a Durban, in Sudafrica, a fine 2011, a ridosso della
scadenza naturale del Protocollo.
Intanto dall'Antartide arriva la notizia del record dei 20
gradi anche se il dato, come sottolineano i ricercatori,
alimentera' il dibattito sui cambiamenti climatici ma
rappresenta
"un caso isolato" e da un punto di vista climatico "non fa
tendenza".E in Italia, dal monitoraggio della Coldiretti sui
mercati degli agricoltori di Campagna AmicaSi, emerge che le
alte temperature del periodo hanno mandato in tilt le colture
lungo tutta la Penisola.
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