Ansia e stress sono la norma per
quasi un ragazzo su due, in Italia, e la pandemia non ha che
accentuato il fenomeno, con nuove preoccupazioni per la salute e
il lavoro e un'attenzione costante all'emergenza climatica. Il
Millennial Survey di Deloitte Global, ha studiato le opinioni
dei nati tra 1981 e 1996 (i cosiddetti Millennial) e quelli del
1997-2012 (la Gen Z) a gennaio e poi di nuovo ad aprile, dopo lo
scoppio della pandemia di Covid.
Ad aprile i Millennial e i Gen Z che si dichiarano ansiosi o
in preda allo stress sono saliti rispettivamente dal 45% al 47%
e dal 45% al 48% rispetto a gennaio, quando il Coronavirus
sembrava un problema lontano.
Tra le preoccupazioni, cresce l'importanza attribuita alla
prevenzione sanitaria e al tema della disoccupazione (dal 31% di
gennaio al 37% di aprile), ma restano una priorità anche i
cambiamenti climatici, con un lieve calo di interesse (35% ad
aprile vs 43% a gennaio).
Se prima della pandemia più della metà dei rispondenti
sosteneva fosse troppo tardi per rimediare ai danni causati dal
climate change, questa percentuale è scesa ad aprile, forse dopo
aver constatato l'impatto ambientale positivo derivante dalla
riduzione delle attività produttive.
L'80% degli intervistati, comunque, crede che governi e
imprese debbano mettere in campo sforzi maggiori per
salvaguardare l'ambiente e l'84% continuerà ad adottare
comportamenti green. Due su tre ritengono però che, nella crisi
da Coronavirus, la lotta ai cambiamenti climatici sarà una
questione meno prioritaria per aziende e istituzioni.
Anche livello personale, la pandemia ha portato a una
cambiamento delle preoccupazioni. Le opportunità lavorative,
inizialmente indicate dal 47% del campione, scendono al 45%,
mentre sale l'ansia legata alle prospettive finanziarie a lungo
termine (dal 41% al 47%) e la preoccupazione per la propria
salute (dal 33% al 39%). Resta stabile, al secondo posto, il
benessere della famiglia.
Nel post Covid, il 62% dei Millennial e il 64% della Gen Z
vorrebbe che il lavoro da remoto diventasse la nuova normalità e
la maggioranza si dice più sensibile ai bisogni degli altri.
Sono circa tre su quattro i ragazzi motivati ad esercitare un
impatto positivo sulla comunità.
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