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Salta la riforma Ue sulla sostenibilità delle imprese

Salta la riforma Ue sulla sostenibilità delle imprese

Lunedì ci sarà il negoziato finale sugli imballaggi

BRUXELLES, 28 febbraio 2024, 19:46

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Sabina Rosset) Salta l'approvazione al Consiglio Ue della direttiva europea sulla 'Due diligence aziendale', la riforma per obbligare le grandi imprese ad avere una sostenibilità sociale e ambientale non solo nell'Unione, ma anche a livello globale, tenendo conto dei diritti umani, dei lavoratori e dell'impatto ambientale anche di fornitori o partner commerciali. Dopo l'accordo già raggiunto a metà dicembre con i negoziatori del Parlamento europeo, gli Stati membri hanno fatto un clamoroso dietrofront. Un evento che si vorrebbe raro nelle 'liturgie' delle istituzioni europee, anche se da ultimo i cambi di posizione si stanno moltiplicando, in alcune svolte negoziali 'last minute' di Berlino, ma anche nello stop visto solo pochi giorni fa alla direttiva sui rider già approvata dai negoziatori.
    C'è ora grande attesa per il regolamento sugli imballaggi che lunedì arriverà al negoziato inter-istituzionale tra Eurocamera e Consiglio ('trilogo') e sul quale l'Italia resta scettica.
    Alla luce dei forti costi sociali ed ecologici, non bilanciati da soluzioni ambientali ottimali. A livello di ambasciatori, comunque, già oggi sono state chieste alla presidenza alcune deroghe da vari Stati, si vedrà.
    Sulla 'Due diligence', intanto, pur senza un voto formale da quanto è trapelato da fonti diplomatiche tra i grandi Stati membri è sfumato il supporto della Germania, e l'Italia si è posizionata sull'astensione per il timore dei contraccolpi che il testo attuale avrebbe su un'economia che ha già dovuto far i conti con delle crisi. La svolta ci sarebbe stata però soprattutto in un'inversione a U della Francia, che ha chiesto alla presidenza belga di rinegoziare in modo importante le soglie di applicazione della riforma: ben oltre dunque le imprese con 500 dipendenti e 150 milioni di fatturato previste nell'accordo inter-istituzionale siglato a dicembre.
    "Sarebbe ingiusto attribuire la mancata approvazione del testo a un particolare Stato membro", hanno spiegato altre fonti diplomatiche segnalando che "molti" Stati si sono messi di traverso alla direttiva. Tra gli altri, la Finlandia ha chiesto un emendamento, l'Austria ha dichiarato di non potersi esprimere oggi. Il supporto alla fine sarebbe mancato da 15 Stati (solo la Svezia è apertamente contraria). Vista la mancanza di una maggioranza qualificata (14 Paesi con almeno il 65% della popolazione) la presidenza del Consiglio ha quindi ritirato il punto. La presidenza belga di turno alla guida dell'Ue ha spiegato che ora verrà rivalutata la situazione per vedere se sia "possibile affrontare le preoccupazioni avanzate dagli Stati membri, in consultazione con il Parlamento europeo". Non è impossibile un accordo in tempo per l'approvazione all'ultima plenaria ad aprile dell'Eurocamera, prima delle elezioni. Ma certo le possibilità si riducono.
    La relatrice per il Parlamento europeo sulla direttiva, l'eurodeputata olandese di S&D Lara Wolters, ha intanto reagito dicendosi "indignata" da quanto successo, ha denunciato la "significativa pressione" delle imprese sugli Stati e ha definito "molto preoccupante" la posizione emersa dal Consiglio Ue, che "non rispetta il Parlamento europeo nel suo complesso come legislatore" e "mina la fiducia necessaria per raggiungere accordi".
   

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