Un sistema normativo internazionale
omogeneo, sotto l'egida di un organismo sovranazionale è uno
degli elementi chiave per accelerare la riduzione delle
emissioni di Co2 dell'industria marittima. Lo studio realizzato
da Rina in collaborazione con le associazioni degli armatori,
Assarmatori e Confitarma, intitolato "Da oggi al 2050: fra sfide
e opportunità per l'industria marittima" individua l'uniformità
normativa come "abilitatore indispensabile per consentire
all'armamento di compiere, nel breve termine, le scelte
strategiche necessarie per garantire il raggiungimento degli
obiettivi".
Tutti i Paesi, insomma, devono adottare le stesse regole. Il
percorso per la sostenibilità del trasporto via mare che
comunque rappresenta oggi meno del 3% delle emissioni di
carbonio mondiali, è in pieno svolgimento, ma per raggiungere i
target individuati dalle Nazioni unite per il 2050 saranno
necessari investimenti, non solo nell'introduzione di navi
alimentate con combustibili alternativi, fortemente dipendenti
dalla disponibilità e dalle infrastrutture per il loro
trasporto, ma anche in interventi sulle navi esistenti.
Lo studio fa il punto su una serie di opzioni. Dai
biocarburanti (che devono essere disponibili e a un costo
sostenibile) usati puri o miscelati con i combustibili
tradizionali, al metano liquido che può essere una soluzione in
fase di transizione, consentendo una riduzione del 20% delle
emissioni di Co2, ai sistemi di cattura del carbonio cioè
"l'unica tecnologia in grado di rendere i carburanti fossili
compatibili con gli obiettivi di riduzione delle emissioni a
breve termine" ricorda lo studio.
Nel futuro delle navi potrebbe esserci anche il nucleare,
"promettente e degno di approfondimento" sottolinea lo studio.
Nei porti la soluzione transitoria è l'alimentazione da terra,
che implica oltre all'adeguamento delle navi anche quello degli
stessi scali.
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