La Banca d'Italia dal 2019 ha
cominciato a seguire anche criteri di sostenibilità nei suoi
investimenti non legati alle politiche monetarie. E questo ha
portato l'anno scorso a una riduzione del 24% dell'intensità
carbonica degli investimenti in azioni dell'area euro, del 21%
del consumo di elettricità, del 14% del consumo di acqua e del
28% della produzione di rifiuti. I dati sono contenuti nel primo
"Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici"
di Bankitalia, diffuso oggi.
La Banca d'Italia ha investimenti per 210 miliardi di euro al
di fuori delle politiche monetarie. La maggior parte sono in
titoli di stato, per i quali è difficile valutare i criteri di
sostenibilità ESG (Environment, Social & Governance). Questi
criteri (oltre a quelli tradizionali di minimizzazione del
rischio e di moderato profitto) sono stati applicati invece per
16,1 miliardi di investimenti in azioni dell'area euro, 2,8
miliardi per azioni Usa e Giappone e 1,7 miliardi di titoli di
stato "green".
I criteri di sostenibilità ESG richiedono che le società
adottino processi di produzione rispettosi dell'ambiente,
garantiscano condizioni di lavoro inclusive e attente ai diritti
dei lavoratori, seguano i migliori standard del governo
societario. Bankitalia ha creato un apposito Comitato
cambiamenti climatici e sostenibilità per affiancare gli
organismi interni che decidono sugli investimenti e inserire
anche i criteri ESG nel processo decisionale.
Gli indicatori della sostenibilità di una società vengono
forniti da società specializzate, ma al momento ci sono ancora
differenze nelle valutazioni. Bankitalia collabora con altre
banche dell'eurosistema per fissare criteri condivisi. Dall'anno
scorso inoltre ha cominciato a tenere conto non solo
dell'operato di una società, ma anche dei suoi impegni futuri di
decarbonizzazione.
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