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Polimi, '2023 record per le rinnovabili ma ancora non basta'

Polimi, '2023 record per le rinnovabili ma ancora non basta'

Installati 5,7 GW ma ne servono 9. L'energia pagata troppo poco

MILANO, 29 maggio 2024, 09:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 2023 è stato un anno record per l'Italia nell'installazione di capacità di energia rinnovabile: ben 5,7 gigawatt, di cui 5,2 riconducibili al fotovoltaico, che fanno salire l'installato complessivo a 69 gigawatt.
    Si tratta, evidenzia il Renewable Energy Report 2024 del Politecnico di Milano, di un notevole salto in avanti rispetto agli 1,3 gigawatt del 2021 e ai 3 del 2022 ma ancora non sufficiente per allinearsi agli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, per raggiungere i quali servirebbero, secondo il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, 9 gigawatt all'anno.
    La ragione di questo ritardo, spiega lo studio, redatto da Energy&Strategy della School of Management, sta soprattutto nella difficoltà di sviluppare impianti di grande dimensione, stretti tra le polemiche legate al consumo di suolo ("peraltro quasi trascurabile") e su un sistema di aste per le tariffe di remunerazione dell'energia prodotta che non è più in linea con il costo degli impianti e con l'andamento di mercato energetico.
    Il rischio è che la 'vampata' di crescita del triennio 2021-2023 svanisca e con essa molto dell'indotto. "È un rischio che non possiamo correre: solo lo scorso anno le rinnovabili hanno contribuito a generare un volume d'affari di 9-10 miliardi di euro, il 60% dei quali rimasto in Italia e un altro 20% comunque in Europa. Parliamo di 25.000 imprese. Dobbiamo colmare i ritardi normativi", ha dichiarato Davide Chiaroni, responsabile dello studio.
    "Gli impianti di grande taglia non crescono" sia per quanto riguarda il fotovoltaico, dove più del 95% delle nuove installazioni sono di piccole dimensioni, che l'eolico, "che infatti ha contribuito con soli 500 MW al record del 2023". "Ciò accade - conclude Chiaroni - anche perché le aste fissate dal Decreto ministeriale FER 1 del 2019 non hanno mai rappresentato un vero acceleratore del mercato, nonostante ben 13 bandi aperti da allora: la maggior parte di essi, per una combinazione di fattori quali la complessità e la lungaggine dei sistemi autorizzativi e l'inadeguatezza della base d'asta per le tariffe, sono andati deserti o quasi".
   

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