Sui principali quotidiani italiani
calano gli articoli dedicati alla crisi climatica, ma aumentano
le pubblicità delle aziende inquinanti, mentre sui telegiornali
serali raddoppia lo spazio per chi si oppone alla transizione
ecologica. Lo sostiene il nuovo rapporto che Greenpeace Italia
ha commissionato all'Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca
specializzato nell'analisi della comunicazione.
Nel terzo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani
italiani hanno pubblicato in media 2,9 articoli al giorno in cui
si fa almeno un accenno alla crisi climatica, ma gli articoli
realmente dedicati al problema sono meno della metà.
Nello stesso periodo, secondo Greenpeace ha raggiunto livelli
record la dipendenza della stampa italiana dalle pubblicità
delle aziende più inquinanti (compagnie del gas e del petrolio,
dell'automotive, aeree e crocieristiche), con una media di una
inserzione pubblicitaria al giorno.
L'influenza del mondo economico emerge anche dall'analisi dei
soggetti che hanno più voce negli articoli sulla crisi climatica
dei quotidiani: al primo posto spiccano aziende ed esponenti
dell'imprenditoria (31%), che staccano politici e istituzioni
internazionali (11%) e nazionali (9%) e tecnici e scienziati
(11%).
Per quanto riguarda la tv, in quattro mesi di trasmissioni
nessun telegiornale ha mai indicato un esponsabile della crisi
climatica. Le narrative di resistenza alla transizione
energetica raddoppiano rispetto al precedente periodo di
analisi, passando dal 9,7% al 18,4%. Secondo Greenpeace, si
legge in un comunicato, è "un sintomo dell'influenza della
politica e del controllo del governo Meloni sulla Rai".
Per quanto riguarda le testate d'informazione più diffuse su
Instagram, le notizie sulla crisi climatica scendono dal 4,1% al
2,6% sul totale dei post pubblicati.
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