"Le fonti rinnovabili producono oggi
l'energia elettrica a minor costo rispetto alle fonti fossili",
ma "tali costi aumenteranno ulteriormente a causa di due misure
legislative recentemente introdotte", nel Decreto legge Energia
e nella Legge di Bilancio, "che renderanno le tariffe
incentivanti del Decreto ministeriale Fer 2019 non più congrue
per la sostenibilità degli investimenti". Lo scrive Anie
Rinnovabili, l'associazione delle imprese delle fonti pulite,
aderente a Confindustria, nel bollettino mensile del suo
Osservatorio Fer (Fonti di energia rinnovabili).
La prima misura contestata Da Anie Rinnovabili, contenuta nel
Decreto legge Energia, riguarda il contributo di 10 euro al
kilowattora che tutti gli impianti a fonte rinnovabile diversi
da geotermico ed idroelettrico di nuova realizzazione con una
potenza superiore a 20 kilowatt, dovranno versare al Gse (la
società pubblica per la promozione delle rinnovabili) nei primi
tre anni dall'entrata in esercizio, per alimentare un fondo di
compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, allo
scopo di incentivare le Regioni e le Province autonome ad
ospitare impianti a fonti rinnovabili.
La seconda misura criticata è contenuta nella legge di
bilancio. Questa introduce la tassazione dei diritti di
superfice per i proprietari delle aree dove sorgono gli
impianti. Questi, vedendosi ridurre i ricavi, finiranno per
aumentare i canoni ai gestori delle centrali, che a loro volta
vedranno ridursi i loro margini e dovranno alzare le tariffe.
In aggiunta, conclude Anie Rinnovabili, per l'idroelettrico
sono previsti per il biennio 2024-2025 ulteriori incrementi dei
costi, a causa dell'incremento del 13% dei canoni di
concessione.
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