"L'accordo su una definizione chiara
e sul ruolo della cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs) sarà
probabilmente una delle battaglie decisive del vertice sul clima
di Dubai". Lo scrive l'esperta di politica estera Giulia
Signorelli sul sito del think tank italiano sul clima Ecco.
L'appello al phase-out (abbandono) delle fonti fossili,
lanciato dal Vertice per il clima di New York di settembre e
dall'ultimo rapporto Aie (Agenzia internazionale per l'energia,
n.d.r.), secondo Signorelli "si scontra inevitabilmente con le
priorità in agenda della presidenza emiratina che circoscrive la
soluzione al phase-down, ossia una riduzione graduale della
domanda e dell'offerta delle fonti fossili e alla eliminazione
delle emissioni attraverso tecniche di cattura e sequestro di
carbonio. Questa posizione raccoglie le istanze e l'interesse a
perpetrare un'economia basata sulle fonti fossili non solo dei
paesi produttori (come Arabia Saudita, Russia, Iran e in parte
anche Stati Uniti), ma anche delle maggiori aziende - statali e
internazionali - di idrocarburi".
Per Signorelli "si rischia di favorire aziende che, facendo
leva sulle tecnologie di abbattimento, la cui efficacia e
scalabilità commerciale non sono state ancora comprovate, stanno
rallentando la decarbonizzazione, e i cui piani di transizione
non risultano essere allineati all'obiettivo di Parigi. La
scienza lo conferma: gli scenari dell'Aie e dell'Ipcc (il
comitato scientifco sul clima dell'Onu, n.d.r.) dimostrano che
l'uscita da tutti i combustibili fossili deve essere il fulcro
di qualsiasi strategia basata sulla scienza per evitare il
superamento di 1,5°C di riscaldamento e prevenire impatti
climatici irreversibili".
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