Le imprese chiedono una strategia per
la transizione energetica nazionale con orizzonte decennale,
concreta e stabile. È questo il presupposto per il rafforzamento
della filiera italiana delle tecnologie green e per accrescere
la sicurezza energetica di lungo periodo del Paese, secondo
l'indagine "La competitività nelle tecnologie verdi, una nuova
politica industriale per le imprese italiane", condotta da
Confindustria e Deloitte e presentata a Roma.
Con gli obiettivi di decarbonizzazione del Pniec la domanda
italiana di tecnologie green nei prossimi 7 anni sarà di circa
118 miliardi di euro l'anno secondo le stime del Governo,
un'opportunità definita "senza precedenti per chi si farà
trovare pronto a fornire queste tecnologie".
Lo studio parte dalla necessità di investimenti globali per
la decarbonizzazione al 2030 stimata dall'Iea in 600 miliardi
solo per tecnologie come l'eolico, il solare, le batterie, gli
elettrolizzatori e le pompe di calore e in totale in oltre 4.500
miliardi di dollari. In questo contesto, l'Ue e l'Italia, sono a
oggi importatori di tecnologie rinnovabili, mentre la Cina
detiene oltre il 60% della produzione globale nel solare e nelle
batterie.
Dall'indagine, condotta su un campione di aziende leader
aderenti a Elettricità Futura, Anie e Anima, emerge la richiesta
di uno snellimento degli iter burocratici, che sono "uno dei
principali ostacoli" agli investimenti. In particolare per
l'eolico i ritardi segnalati raggiungono 5-7 anni per gli
impianti sulla terraferma e fino a 14 anni per quelli offshore,
a largo sul mare.
Per le imprese è fondamentale, inoltre, il potenziamento
della filiera del riciclo nell'ambito delle tecnologie
sostenibili, riconosciuta dalle aziende quale eccellenza e
opportunità strategica per l'industria italiana.
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