Il programma di inclusione sociale
e lavorativa destinato a rifugiati e richiedenti asilo promosso
da Openjobmetis e partito dal Piemonte potrebbe estendersi a
tutta Italia. "Forti della nostra esperienza, auspichiamo di
ampliare OJM Refugees ad altre realtà territoriali per
continuare a fornire opportunità di inclusione attraverso la
formazione e il lavoro regolare" dichiara Rosario Rasizza,
amministratore delegato di Openjobmetis. Il gruppo punta un faro
sulla " carenza di alloggi per questi lavoratori. Sono ancora
tanti - sottolinea una nota -i casi in cui è estremamente
difficile trovare sistemazioni che costituiscano un percorso di
inclusione abitativa che accompagni quello di inclusione
lavorativa".
Negli ultimi 2 anni, grazie al progetto realizzato in
collaborazione con Fondazione Don Mario Operti (compagnia San
Paolo, arcivescovado, Comune di Torino), Croce Rossa Italiana e
Associazione Cnosfap Regione Piemonte (Ente di Formazione della
Congregazione Salesiana) sono stati inseriti stabilmente nel
mondo del lavoro 180 rifugiati. Nel dettaglio, ricorda una nota,
150 attraverso le divisioni Techne e Agricoltura nei comparti
della meccanica, cantieristica, logistica e trasporti,
agroalimentare e 30 attraverso Family Care, l'agenzia per il
lavoro specializzata in assistenza familiare.
Il programma si fonda su una stretta collaborazione con le
istituzioni locali e gli enti del terzo settore, e si articola
in un percorso strutturato di selezione, formazione e
inserimento nelle aziende che dura circa 2 mesi. La prima fase è
dedicata alla formazione: linguistica e di cultura generale e i
rifugiati conseguono un livello A2 di conoscenza della lingua
italiana e la licenza della scuola primaria di secondo grado..
La parte professionale che comprende anche il rilascio di
speciali patenti di guida e la frequenza di specifici laboratori
per apprendere tecniche di saldatura, o montaggio è finanziata
da Openjobmetis (160/200 ore) in accordo con l'azienda
utilizzatrice. L'inserimento in azienda avviene con contratti in
somministrazione o di apprendistato, che nell'80% dei casi
diventano contratti a tempo indeterminato.
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