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Coronavirus: caregiver,per disabili il lockdown non è finito

Coronavirus: caregiver,per disabili il lockdown non è finito

Servizi ridotti pesano sulle famiglie, serve sostegno economico

ROMA, 23 settembre 2020, 17:36

Redazione ANSA

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Per i disabili e i loro familiari il lockdown ancora non è finito e "il costo sociale della pandemia è stato e sarà altissimo". Perché il peso dei servizi che non hanno riaperto pesa sulle spalle dei caregiver, per i quali "bisognava prevedere sostegno economico, ma non è stato fatto". E' la denuncia consegnata da Sofia Donata, portavoce del Comitato Caregiver Familiari Comma 255, in Commissione Affari sociali della Camera, durante le audizioni sulle ricadute sociali dell'emergenza epidemiologica.
    "Con il lockdown - ha spiegato - ogni servizio alla persona disabile, che in quanto diritto e dovrebbe essere indifferibile, è diventato di punto in bianco differibile. Questo significa che il peso dei servizi è ricaduto sui caregiver, perché le persone con disabilità non smettono di avere esigenze. E' successo nel lockdown e ne vorremmo parlare come una cosa passata, ma non possiamo. Perché mentre per tutti è ricominciata una vita quasi normale per caregiver e persone con disabilità ha riaperto molto poco".
    A fronte "dell'enorme sforzo" fatto durante la fase emergenziale della pandemia, "nel momento della riapertura ci saremmo aspettati un atteggiamento differente". Ad esempio per la scuola, ha precisato Donato, "sei mesi di fermo non sono bastati a organizzare un ingresso idoneo per bimbi e ragazzi con disabilità. Lo stesso è avvenuto per i centri diurni: molti non sono riaperti e quelli riaperti lo sono a orari o servizi ridotti, ad esempio perché non è consentita la mensa o perché non è stato riattivato il trasporto". Ma "se un centro che deve durare 5 giorni a settimana è aperto solo per 3, gli altri giorni sono coperti dal caregiver familiare, che continua a non poter rientrare nell'attività lavorativa". A questo si aggiunge, ha concluso, la preoccupazione per i disabili che vivono in residenze, "che dal 9 marzo vivono una detenzione senza aver commesso reato".
   

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