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Lavoro: 257 anni per la parità di genere

Lavoro: 257 anni per la parità di genere

Rome business school, donne minoritarie nei settori emergenti

ROMA, 13 marzo 2020, 15:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per raggiungere la parità di uomini e donne sul mercato del lavoro serviranno 257 anni, secondo l'analisi della Rome Business School "Smart Working and Gender Gap - Le due grandi sfide del futuro del lavoro". Lo studio ha analizzato la partecipazione delle donne alle nuove opportunità di impiego osservando come i lavori emergenti siano spesso appannaggio degli uomini.
    I lavoratori sono quasi tutti di genere maschile nel campo del cloud computing (le donne sono il 12%) e nell'ingegneria (le ingegnere sono il 15%), secondo le stime del World economic forum. Nel comparto dell'analisi dei dati e dell'intelligenza artificiale, le lavoratrici si limitano al 26% degli occupati e nello sviluppo di prodotti al 35%. Quote "rosa" più elevate, ma sempre minoritarie, si trovano nelle vendite, nelle attività generali e nel marketing. Mentre le donne sono la maggioranza nella produzione dei contenuti (dove raggiungono il 57%) e nel comparto people and culture (65%).
    La Rome Business School sottolinea aspetti del mercato del lavoro italiano che potrebbero favorire l'occupazione femminile e la conciliazione tra gli impegni lavorativi e familiari come la crescita dello smart work e il numero relativamente basso di dipendenti con orari di lavoro molto lunghi (il 4% contro una media Ocse dell'11%). Lo smart work, in particolare, che anche prima dello scoppio dell'emergenza Coronavirus, era previsto salire fino a coinvolgere circa 10 milioni di smart worker nel 2022 (circa il 36% del totale) e potrebbe vedere uno sviluppo "esponenziale" con le nuove misure del governo. "La politica ha un ruolo cruciale nell'incentivare le aziende virtuose che facilitano la flessibilità oraria e la parità di genere", osserva la Rome Business school, che invita definire "un'Agenda di transizione globale proiettata alla ridefinizione del futuro del lavoro che funzioni per tutti i Paesi, almeno a livello europeo".
   

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