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Accordo per valorizzare percorsi alternativi al carcere

A Roma Tribunale, Regione e Università per recupero detenuti

Redazione ANSA ROMA

(ANSA) - ROMA, 05 MAR - Percorsi alternativi al carcere per un più efficace percorso di recupero e di integrazione sociale di chi è entrato nel circuito penale grazie ad un'azione coordinata giudiziaria, sociale e e sanitaria attraverso l'elaborazione di programmi dedicati che tengano conto di specifiche fragilità e bisogni. E' la strada indicata dall'accordo siglato tra la Regione Lazio, il Tribunale Ordinario di Roma e l'Università La Sapienza. L'accordo prevede che le parti si impegnino a promuovere iniziative in totale sinergia e secondo le competenze degli attori coinvolti: Procura, Tribunale di Sorveglianza, Avvocatura, Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, Terzo settore e il Garante del Lazio delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
    Il protocollo mira ad assicurare la continuità assistenziale alle persone con "disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction", già noti ai servizi territoriali delle Asl e per i quali l'intervento sanitario è già in atto, oltre alle persone già tratte in arresto o che si sono presentate per la convalida e il giudizio direttissimo.
    "I percorsi differenziati e le alternative al carcere sono il fondamento del principio di rieducazione e l'esecuzione penale esterna al carcere, fondata sulla relazione tra reo, supervisore e comunità, è un'area della pena in molti casi senz'altro più appropriata", spiega la presidente della IV sezione penale Roberta Palmisano che ha promosso l'iniziativa e ha contribuito a curare i profili contenutistici e organizzativi dell'accordo. "Il Tribunale di Roma - aggiunge la presidente della IV sezione penale - si propone di valorizzare quei, pochi, strumenti che il legislatore negli ultimi anni, dopo che la Corte per i Diritti dell'Uomo ha acceso il faro sulla situazione delle carceri italiane, ha introdotto, nel tentativo di fornire ai soggetti entrati nel circuito penale percorsi diversi di responsabilizzazione nell'ambito della comunità che rimandano ai canoni di giustizia riparativa".
    Il progetto infatti prevede anche un impegno delle parti a potenziare l'offerta di lavoro di pubblica utilità e di attività non retribuite a favore della collettività e a promuovere servizi di giustizia riparativa, valutando l'efficacia di tali forme di intervento, anche attraverso lo studio e l'analisi dei dati. In particolare le misure saranno valutate per i loro effetti sui tempi del procedimento, sugli obiettivi in termini di reinserimento e abbattimento della recidiva e sulla prevenzione di fenomeni criminali.
    (ANSA).
   

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