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Responsabilità editoriale di ASviS
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A dieci anni dall’approvazione della legge n.10 “Norme per lo sviluppo di spazi verdi urbani” è necessaria una “svolta profonda” nelle politiche italiane per il verde e per la biodiversità. Nonostante la diffusione della consapevolezza dell’importanza del verde urbano tra le amministrazioni locali, non c’è stato infatti un aumento delle aree verdi, né è stata adottata una pianificazione urbanistica adeguata alla tutela del patrimonio naturale. È quanto emerge dal Position paper “Le infrastrutture verdi nelle città a dieci anni dalla legge sugli spazi verdi urbani” realizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili” e diffuso il 19 dicembre.
Il verde è uno strumento di contrasto alla perdita di biodiversità, di rigenerazione urbana, di resilienza ai cambiamenti climatici, di equità sociale e prevenzione sanitaria. Permette, ad esempio, di mitigare gli effetti delle isole di calore in città, ridurre i rischi causati dalle precipitazioni intense, diminuire l’inquinamento atmosferico e riqualificare le aree urbane. Per questo il Position paper sottolinea la necessità di porre le infrastrutture verdi urbane e periurbane al centro della pianificazione urbanistica e territoriale, assicurando una transizione ecologica delle città e promuovendo una convivenza sostenibile tra essere umano e natura.
La legge n.10 è stata approvata dieci anni fa dal Parlamento italiano con l’obiettivo di arrestare il consumo di suolo, riequilibrare lo sviluppo edilizio con la presenza di spazi verdi e promuovere la riqualificazione del verde. Nel 2018 è stata adottata la Strategia nazionale del verde urbano, che raccoglie i criteri base per guidare le politiche di forestazione urbana e periurbana e sostiene la necessità di definire un Piano comunale del verde urbano in tutti i Comuni.
Come evidenzia il Position paper, i risultati sono stati limitati. Tra il 2014 e il 2021 la disponibilità di verde pubblico pro-capite è aumentata solo del 3,8%, passando da 31,3 metri quadrati per abitante a 32,5 metri quadrati. Da oltre due anni il consumo di suolo non rallenta: nel 2022 il ritmo di trasformazione dei terreni agricoli e naturali in aree artificiali è stato di 2,4 metri quadrati al secondo, per un totale di 77 chilometri quadrati in un anno, il 10% in più rispetto al 2021.
Consumo di suolo nazionale ai massimi da dieci anni. La densità delle coperture artificiali scalda le città ed espone la popolazione a rischio idrogeologico. Tra i capoluoghi virtuosi Genova, Firenze e Reggio Calabria. [VIDEO] 8/11/23
Il Position paper dedica particolare attenzione al Piano comunale del verde, uno strumento volontario di pianificazione urbanistica di cui si è dotato solo l’8% dei Comuni capoluoghi. Di particolare interesse, e per questo presentati nel Position paper, sono i Piani comunali di Torino e Padova. Il Piano strategico dell’infrastruttura verde del Comune di Torino, approvato nel 2021 con l’obiettivo di massimizzare i servizi ecosistemici forniti dalle infrastrutture verdi, è un modello di pianificazione fortemente integrata. Il Piano del verde comunale di Padova, adottato nel 2022, delinea invece la gestione del verde urbano in un orizzonte temporale pluridecennale e si concentra sul consumo di suolo e sull’aumento della quantità e qualità del verde di prossimità per ogni cittadino.
“Piantare alberi non basta, servono risorse per gestire e curare il patrimonio naturale in maniera sostenibile e per rafforzare una nuova cultura della natura in città” si legge nel Position paper. Per questo il Gruppo di lavoro popone di predisporre strumenti legislativi specifici per attuare totalmente la legge n.10 del 2013 e attivare una campagna nazionale di educazione e sensibilizzazione rivolta alle scuole e alla cittadinanza. Occorre, inoltre, definire modelli di governance multilivello per la pianificazione delle aree verdi urbane ed extraurbane, coinvolgendo i soggetti pubblici e privati interessati e rendere obbligatori i Piani comunali del verde urbano. Il Position paper sottolinea la necessità di approvare una norma di legge per l’azzeramento del consumo netto di suolo, obiettivo che l’Unione europea ha indicato per il 2050 e il Piano per la transizione ecologica italiano (Pte) ha anticipato al 2030.
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