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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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“Questo decreto energia contiene molte azioni e iniziative, ma l’impressione generale è che nasca vecchio rispetto a ciò che la Cop 28 ha definito, anche con l’avallo del governo italiano, e a quello che il Pnrr, nella versione concordata con la Commissione europea e il Consiglio europeo, ha deciso”. Queste le parole di Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, in occasione dell’audizione, tenuta il 18 dicembre presso le Commissioni ambiente e attività produttive della Camera dei Deputati, sul decreto-legge per fornire “disposizioni urgenti” sulla sicurezza energetica del Paese, la promozione delle rinnovabili, il sostegno alle imprese e alle zone colpite dagli eventi alluvionali. All’evento sono stati auditi, tra gli altri, Kyoto Club, Wwf, Legambiente ed Elettricità futura.
“La Cop 28 prevede una moltiplicazione per tre degli impianti rinnovabili, e ha chiarito una volta per tutte che la strada per la transizione passa per le rinnovabili e il risparmio energetico”, ha ricordato Giovannini. “Le misure del decreto-legge vanno invece in una direzione non strategica, di tamponamento a breve termine, con un’enfasi a nostro parere eccessiva sul ruolo del gas e della cattura della CO2”.
Il direttore scientifico dell’Alleanza ha commentato negativamente l’aumento dei Sad (sussidi ambientalmente dannosi) previsto dal decreto. Una scelta, tra l’altro, in controtendenza rispetto alla via tracciata dal governo italiano a livello europeo, dove è stata stabilita, nel pacchetto di riforme da applicare al Pnrr entro il 2026, proprio “la revisione completa dei Sad”. La Cop 28, ha proseguito Giovannini, “ha detto che i combustibili fossili vanno gradualmente abbandonati, invece nel decreto ci sono una serie di azioni che vanno a incentivare, in alcuni casi temporaneamente, i combustibili fossili”.
Chiaroscuri sull’articolo 1 del testo, dedicato agli incentivi alle aziende energivore nell’installazione di impianti rinnovabili. “Va nella direzione giusta”, ha commentato il direttore scientifico, “ma apparentemente esaurisce i percorsi di incentivazione delle rinnovabili, riferendoli soltanto alle imprese energivore. Mentre sappiamo che è l’intera economia che va riconvertita”.
Molto delicato anche il passaggio sul sostegno alle imprese con il gas a prezzi vantaggiosi per le aziende gasivore e i nuovi titoli per la coltivazione di idrocarburi: “A nostro parere questa politica andrebbe accantonata completamente, anche perché la quantità di riserve che sono stimate per il nostro Paese è pari al consumo di un anno in termini di gas, quindi assolutamente marginali”.
Altra questione spinosa riguarda l’installazione delle rinnovabili nelle aree idonee, compito assegnato alle Regioni. “Certamente hanno un ruolo importante”, ha commentato Giovannini, “ma non si capisce perché bisogna incentivare le Regioni per identificare le aree idonee, che sono appunto un obbligo di legge. In questo modo si dà l’impressione che sia un’opzione in funzione degli incentivi, mentre coerentemente con il nuovo nome del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica il tema delle installazioni delle rinnovabili è un problema di sicurezza nazionale in termini di energia”. L’ASviS quindi propone un obbligo ancora più stringente per le Regioni nell’identificazione delle aree idonee e, qualora non si arrivasse a risultati soddisfacenti, indica di garantire allo Stato la possibilità di intervenire attraverso poteri sostitutivi. “Perché siamo indietro e con l’impegno che abbiamo preso alla Cop 28 non possiamo avere questo tipo di ostacoli continuamente davanti a noi”.
Commenti generalmente positivi su geotermoelettrico, eolico offshore, teleriscaldamento, teleraffrescamento e digitalizzazione delle reti elettriche (anche se è assente un riferimento chiaro alle smart grid per gestire le fonti rinnovabili intermittenti), mentre l’Alleanza esprime un parere negativo sui riferimenti ai rigassificatori. Il decreto-legge non rende infatti esplicito “il carattere transitorio dell’approvvigionamento del gas. Come tra l’altro ha ribadito anche la Cop 28”. Pareri negativi anche sull’eliminazione delle forme di dibattito pubblico e grandi incertezze sui bioliquidi.
Infine, un “grande dubbio” sulle misure di cattura e stoccaggio del carbonio, misura di cui anche lo stesso governo italiano alla Cop 28 ha condiviso il “ruolo marginale”. Una tecnologia legata a doppio filo al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), ha proseguito Giovannini, che nella sua bozza attuale non esplicita gli strumenti per produrre l’energia elettrica necessaria per l’idrogeno verde (mentre fa riferimento a quello blu, prodotto dai combustibili fossili): “Non vorremmo che l’elemento della cattura e dello stoccaggio del carbonio potesse essere un modo per bypassare il salto forte verso l’idrogeno verde”.
Proprio sul Pniec il direttore scientifico ha commentato i “mesi persi” tra la produzione di una bozza e l’effettivo varo del piano: “Credo che il parlamento debba avviare subito in gennaio una discussione seria anche con le parti sociali e la società civile per arrivare a un Pniec ambizioso e coerente con gli obiettivi europei e gli impegni assunti alla Cop 28, coerentemente con le scelte del piano RepowerEu. Tutto deve legarsi”.
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