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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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Secondo il Rapporto ASviS 2023, la posizione dell’Italia rispetto al Goal 11 “Città e comunità sostenibili” appare decisamente insoddisfacente, come dimostra anche la sostanziale stabilità tra il 2010 e il 2022 rilevata dall’indicatore composito.
Uno dei problemi maggiori, come viene sottolineato dall’analisi del documento, è l’inquinamento atmosferico, ancora molto elevato nel nostro Paese, specialmente nelle grandi città e particolarmente nella Pianura Padana, l’area a maggior rischio sanitario in Europa per quanto riguarda la qualità dell’aria. Nel 2022, le morti premature nel nostro Paese attribuibili a tale causa sono state circa 60mila, di cui la maggioranza per l’esposizione alle polveri sottili (PM10 e PM2,5).
Rispetto alla questione abitativa, l’assenza di una politica nazionale per la casa ha generato la mancanza di una programmazione degli investimenti e favorito un approccio episodico ed emergenziale al problema, mai basato su un’analisi della domanda reale e della distribuzione territoriale dei fabbisogni. Solo recentemente, con il programma “Sicuro, verde e sociale” del Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc) per due miliardi di euro, si è deciso di intervenire sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica e il Mims ha istituito l’Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) che era previsto dalla legge n. 431 del 1998 rimasta finora inattuata.
Tra i problemi maggiori vi è anche il consumo di suolo, che continua a crescere al ritmo di 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali nel 2021. Il fenomeno è il risultato dell’assenza di una normativa efficace al riguardo e di una legge nazionale di principi sul governo del territorio, che manca ormai da decenni. Questo produce una frammentazione regionale e rilevanti ostacoli a un’efficace politica di contrasto del dissesto idrogeologico, destinato purtroppo a crescere con i cambiamenti climatici in corso. Positiva la ricostituzione da parte della Camera di una Commissione d’inchiesta sulle periferie per riesaminare la situazione e definire politiche, come proposto dal Position paper ASviS sul governo del territorio.
Invece, riguardo ai significativi fondi (10,6 miliardi di euro) per i programmi di rigenerazione urbana previsti nel Pnrr e nel Pnc, il Governo Meloni ha recentemente proposto alla Commissione Ue di definanziare ben 5,8 miliardi di euro di interventi del Ministero dell’Interno che dovrebbero essere coperti con altre risorse. Un aspetto ancor più negativo, poi, è l’assoluta mancanza di una cabina di regia unitaria tra i programmi in capo ai diversi ministeri. Sarebbe necessario assicurare la piena operatività del Comitato interministeriale per le politiche urbane, anche per elaborare l’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, e approvare il Disegno di legge “Misure per la rigenerazione urbana”, atteso da tempo e indispensabile per varare un serio e pluriennale programma di investimenti in materia. La mobilità nelle città continua a essere fortemente squilibrata verso il mezzo privato, come dimostra l’indagine dell’Eurobarometro su 80 città europee. Nel 2019, solo il 18% della popolazione italiana indicava la modalità collettiva come prima opzione, la quota più bassa tra i principali Paesi Ue, mentre l’incidenza del mezzo privato (57%) era di cinque punti superiore a quella della media europea. L’Istat segnala anche un’elevata insoddisfazione nell’utilizzo dei mezzi pubblici: nel 2022, infatti, il 30,7% delle famiglie italiane dichiarava di avere difficoltà di collegamento con mezzi pubblici nella zona in cui risiede, con quote relativamente più alte nelle regioni del Mezzogiorno (39,2% in media; 52,7% in Campania). Questa situazione ha effetti rilevanti sulle emissioni dei gas climalteranti nel settore dei trasporti, di cui il 92,3% nel 2021 era determinato dal trasporto su strada.
Tra i Target quantitativi del Goal 11, il Rapporto individua nel Target 11.2 (aumentare l’offerta di trasporto pubblico) e nel Target 11.6 (migliorare la qualità dell’aria) due traguardi che non verranno raggiunti entro il 2030, perché non dimostrano miglioramenti significativi.
Ma nonostante questi dati, secondo quanto riportato dal sondaggio realizzato da Ipsos per l’ASviS, la creazione di città e comunità sostenibili risulta nelle posizioni più basse della classifica degli Obiettivi di sviluppo sostenibile prioritari (13esimo posto), citata solo dall’11% di chi conosce l’Agenda 2030. Si manifesta una certa preoccupazione in merito alla situazione urbanistica: ad esempio, quasi la metà della popolazione (45%) esprime un giudizio molto critico sul livello di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica raggiunto dalle città italiane. Analogamente, critica viene giudicata la qualità dell’aria: soltanto il 20% dei residenti nelle aree metropolitane si dichiara pienamente soddisfatto di ciò e si riscontra una generale percezione di peggioramento della qualità dell’aria negli ultimi due anni, in Italia e in gran parte delle aree metropolitane. Insoddisfatte anche sei persone su 10 per la quantità di aree verdi urbane nelle aree metropolitane.
Per i territori non urbanizzati, la Strategia nazionale per le aree interne (Snai) è stata un’importante innovazione del ciclo di programmazione dei Fondi strutturali europei 2014-2020, confermata anche per il ciclo 2021-2027, perché ha richiamato l’attenzione sui territori più fragili, che vanno rilanciati anche in chiave di sostenibilità. I Comuni classificati come aree interne ricevono risorse cospicue dal Pnrr per il potenziamento dei servizi sociali e le farmacie rurali e dal Pnc per la viabilità. Ma il rischio è di risorse a pioggia con interventi settoriali su piccoli Comuni, Comuni montani e borghi, oltre che sui Comuni marginali e per il turismo. Per quanto riguarda le green community, le piccole comunità che mettono in atto piani di sviluppo sostenibile a livello locale hanno ricevuto dal Pnrr un finanziamento pari a 135 milioni di euro.
Infine, in termini di politiche e programmi per il potenziamento del verde urbano, a dieci anni dalla Legge n. 10/2013 si rileva una maggiore conoscenza e sensibilità degli amministratori, con l’avvio di nuove progettualità e strumenti di governo del verde, ma nei 109 capoluoghi di Provincia sono stati adottati e approvati solo otto Piani per il verde e, secondo i dati del 2021, la superficie di verde pubblico nei Comuni capoluogo di provincia resta sostanzialmente stabile, contrariamente a quanto auspicato dalle strategie e politiche europee e nazionali.
Andamento dell’Europa rispetto al Goal 11
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