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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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A sette anni dall’adozione dell’Agenda 2030, il cammino verso il conseguimento del Goal 2 registra un andamento stabile, caratterizzato da passi in avanti per alcuni aspetti e da arretramenti per altri.
Secondo i risultati del sondaggio Ipsos nel Rapporto ASviS 2023, per gli italiani, nella scala di importanza degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, quello che punta a sconfiggere la fame si colloca in sesta posizione, con il 19% delle persone che lo include tra gli Obiettivi prioritari. Tuttavia, sebbene la sicurezza alimentare non sia percepita come un problema nel nostro Paese, in conseguenza della pandemia e della spinta inflattiva nel 2022 il 32% delle famiglie italiane ha indicato di aver riscontrato, almeno saltuariamente, difficoltà a sostenere gli acquisti alimentari (36% nel Mezzogiorno e 61% tra gli appartenenti al ceto popolare).
Più in generale, guardando al quadro italiano sull’Obiettivo 2, emergono forti asimmetrie. Se infatti dal punto di vista delle famiglie, il permanere di bassi redditi e un’inflazione superiore a quella media europea hanno determinato un peggioramento nel consumo di cibi salubri, di qualità ed eco-sostenibili, dal punto di vista della produzione agricola, invece, ci sono stati numerosi segnali positivi, in quanto è cresciuta la produttività, l’eco-efficienza e la superficie destinata all’agricoltura biologica.
I dati dell’Istat segnalano anche una progressiva crescita di stili di vita sedentari. Questo andamento negativo ha riguardato anche gli stili alimentari: la percentuale di popolazione con un’alimentazione adeguata nel triennio 2020-2022 è scesa dal 18,7% al 16,8% ed è aumentata anche la quota delle famiglie in condizioni di insicurezza alimentare, particolarmente nelle regioni del Sud.
Per quanto riguarda invece l’agricoltura, da un punto di vista sociale è caratterizzata da una forte criticità: il settore, infatti, è investito da un tasso molto alto di irregolarità dell’occupazione (24,4% nel 2020), concentrata soprattutto nelle regioni meridionali, che determina un inaccettabile sfruttamento del lavoro e comporta rischi per la sicurezza dei consumatori, oltre che per la tutela dell’ambiente.
Ma veniamo ai segnali positivi: nonostante la riduzione degli investimenti nel biennio 2020-2021, è aumentata la superficie agricola utilizzata per le coltivazioni biologiche, pari al 17,4% di quella totale nel 2021, ma anche la redditività dell’agricoltura, anche grazie a importanti sgravi fiscali e sussidi, soprattutto a sostegno delle piccole e medie aziende. Inoltre, sul piano dell’impatto ambientale, risultano in diminuzione le emissioni di gas serra da attività agricole che, nel 2020, hanno costituito l’8,6% delle emissioni totali, e il tasso di utilizzo di prodotti fitosanitari come pesticidi e di serbanti, in calo dal 2010 al 2017, per poi stabilizzarsi fino al 2021.
Se si amplia lo sguardo al contesto europeo, emerge un altro dato incoraggiante: l’Italia si colloca al terzo posto per il Goal 2 e registra un progresso in linea con quello medio degli altri Paesi. Vanno particolarmente bene il valore delle imprese agricole, la quota di coltivazioni biologiche e il minor uso dei fertilizzanti. Male invece il supporto pubblico all’agricoltura.
Rispetto al futuro del settore, particolare rilevanza assumono gli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, pari a 4,88 miliardi di euro. Il Piano infatti, tra le varie misure, pone particolare attenzione agli aspetti di tutela e valorizzazione del territorio e delle specificità locali, al ricorso a varie forme di partenariati per la Ricerca e Sviluppo, allargati sia agli attori pubblici che a quelli privati, e al ruolo dell’innovazione, prevedendo investimenti strategici per il settore, come quelli relativi alle agroenergie (agrivoltaico e biometano-digestato) e alla resilienza dell’agrosistema irriguo.
Andamento dell’Europa rispetto al Goal 2
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