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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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di Paola Nicoletti, Prima ricercatrice Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche)
Il driver di sviluppo legato alla sostenibilità richiede nuove e moderne competenze sia per i giovani che andranno a inserirsi nel mercato del lavoro, che per gli occupati che necessitano di aggiornarsi e riqualificarsi attraverso mirati interventi formativi, ma più in generale anche per indirizzare la collettività, attraverso il mondo del lavoro e delle professioni e quello accademico, verso una più concreta consapevolezza sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale. La formazione rientra infatti tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (SDGs-goal 4) e può svolgere un ruolo strategico, ora come mai prima, per un’occupazione coerente a rafforzare il percorso di gestione e governance della sostenibilità.
L’Inapp aveva già analizzato lo scorso anno un altro segmento dell’offerta formativa per le nuove competenze nell’ambito di una prima rilevazione delle iniziative finanziate dai Fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, che aveva evidenziato una crescita importante dell’interesse delle imprese su questi temi, con uno sviluppo di iniziative anche nelle Regioni del Mezzogiorno e tra le piccole imprese. Oggi le imprese stanno assumendo la consapevolezza della necessità di disporre di risorse umane con elevate skills e un’alta specializzazione in grado di indirizzare il cambiamento e ripensare le attività in ottica di sostenibilità, muovendo da un processo interno di accountability.
In risposta ad una dinamica della domanda vivace e in progressivo incremento, è emersa la necessità di monitorare l’evoluzione dell’offerta, ricostruendo le caratteristiche e le direttrici principali di quella universitaria per il ruolo chiave che può svolgere, come in effetti emerge dall’indagine, proprio nell’Anno europeo delle competenze, fondato in larga misura sulle opportunità offerte dalla transizione ecologica.
La ricerca realizzata dall’Inapp, dal titolo “L’offerta di alta formazione universitaria sulla responsabilità sociale d’impresa e la sostenibilità”, ha mappato analiticamente l’offerta di alta formazione sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale e della responsabilità sociale d’impresa erogata nei due anni accademici 2021-22 e 2022-23 dai 98 atenei italiani, statali e non, individuati nel portale dati dell’Istruzione superiore del Ministero dell’Università e della Ricerca. Sono stati rilevati: corsi di alta formazione, corsi di perfezionamento, Master di I livello e Master di II livello. Dal punto di vista metodologico, partendo dall’elenco delle università censite dal MUR, si è proceduto all’acquisizione dei dati e dei contenuti dal portale di ogni singolo ateneo.
Lo studio ha censito complessivamente 349 interventi formativi, di cui 172 riferiti al 2021-22 e 177 al 2022-23. Dei 98 atenei censiti (di cui 67 pubblici e 31 privati), 74 hanno attivato almeno un’iniziativa sul tema (54 statali e 20 non statali), con una copertura geografica di 17 regioni italiane - comprese tutte le regioni del Sud e le due isole - più le due province autonome di Trento e Bolzano.
I Master di primo livello sono i più numerosi con il 47%, i master di secondo livello sono il 29,5%, i corsi di alta formazione l’11,5% e i corsi di perfezionamento il 12%. Nel Lazio, la regione nella quale si concentrano maggiormente gli interventi censiti, si registra una forte presenza di università private rispetto ad esempio alla Lombardia, la seconda Regione per iniziative rilevate, ma con un ampio numero di province coinvolte. In sette Regioni vengono erogati corsi da università private, peraltro con una forte presenza territoriale, più che quantitativa, del Sud Italia, mentre gli atenei pubblici offrono una copertura praticamente a tappeto nell’offerta analizzata.
I 349 interventi formativi rilevati sono stati classificati in 4 macroaree disciplinari: scientifica con il 43,3%, economica con il 27,5%, umanistica-sociale con il 19,2% e giuridica con il 10% delle iniziative.
La massima concentrazione dei master sia di primo che di secondo livello si realizza nella macroarea scientifico-ambientale e, per quanto concerne in particolare i master di primo livello, anche in quella economica. Il maggior numero di corsi di perfezionamento si registra nella macroarea scientifica, e a seguire in quella umanistico-sociale, pur se con valori assoluti esattamente dimezzati, mentre i corsi di alta formazione si ripartiscono sostanzialmente in modo uguale tra scientifico-ambientale, giuridica e umanistico-sociale, con un picco nella macroarea economica. Il primato numerico delle iniziative formative scientifiche attivate si registra in numerose facoltà e dipartimenti universitari, con ingegneria in primo piano.
Dalle macroaree si scende poi nel dettaglio delle specifiche tematiche nelle quali si declinano gli interventi. La sostenibilità ambientale è preponderante, con 140 iniziative formative pari al 40% del totale e si diversifica dall’agroalimentare alla mobilità green e gestione del capitale naturale, dalle energie rinnovabili alla sostenibilità climatica, dalla transizione ecologica alla formazione ambientale, ma l’ambito più attivato riguarda l’ingegneria, l’edilizia e le opere sostenibili. La sostenibilità economica rappresenta il 21%, con una netta prevalenza di corsi sull’economia circolare, mentre la sostenibilità per lo sviluppo sociale il 15% e la responsabilità sociale d’impresa il 16%, con una particolare attenzione ai modelli di governance e ai sistemi di welfare.
Con riferimento ai destinatari, la maggior parte dei master e corsi censiti si è rivolta a un target misto, con attività di formazione indirizzate nell’85% dei casi sia ai lavoratori che agli studenti, mentre l’11% è stato rivolto espressamente ai soli lavoratori e il 3% ai soli studenti. Questa fotografia rispecchia la natura dell’intervento formativo, nel senso che sono stati riservati in via esclusiva agli studenti principalmente Master sia di primo che di secondo livello, caratterizzati entrambi da una struttura complessa e da una durata ben più lunga rispetto ai corsi di alta formazione. Viceversa, ai soli lavoratori sono stati dedicati corsi di perfezionamento e alta formazione, tipicamente indirizzati a coloro che necessitano di una formazione concentrata e più breve temporalmente, oltre a Master di I livello, dalla natura fortemente professionalizzante, per consentire ai lavoratori già in possesso di un titolo universitario almeno triennale il miglioramento e l’aggiornamento della propria professionalità in modo più strutturato.
È da sottolineare l’apertura del mondo universitario ad un target diverso da quello “tradizionale”, per formare professionisti e funzionari pubblici e privati interessati a costruire una carriera in ambiti multidisciplinari, come sono quelli presi in esame, caratterizzati da un crescente impulso e un progressivo interesse degli attori economici e delle organizzazioni internazionali.
La tendenza che si delinea è di una nuova offerta orientata sempre più non solo all’integrazione della formazione accademica con contenuti volti ad agevolare il primo inserimento nel mondo del lavoro, ma che si caratterizza altresì per contenuti più tipicamente professionalizzanti, rivolti ai lavoratori, soprattutto ai più alti livelli professionali, che necessitano di una formazione mirata e specialistica e di aggiornamenti tecnici, ad esempio attraverso i Master “executive” o i corsi di perfezionamento.
L’apertura dell’università si riscontra, oltre che nei target, anche nelle composite reti attivate, con 315 forme di partnership: un dato che fotografa la capacità di garantire un’offerta in linea con le conoscenze e competenze in continua evoluzione, soprattutto quelle trasversali, necessarie per i giovani, per i lavoratori, per le stesse imprese, così come per i territori, luoghi privilegiati nei quali le proposte formative dell’accademia si intrecciano con le opportunità offerte dalle imprese e dagli organismi del Terzo settore e del privato sociale a vantaggio delle comunità.
La collaborazione con le imprese si è sviluppata nel Nord Italia per il 71,3%, nel Sud per il 20,5% e al Centro per l’8,2%, con una presenza in Lombardia di quasi il 60%. Si ridisegnano, dunque, nuovi assetti per incentivare la formazione continua e permanente nel nostro Paese, per la forza lavoro di oggi e per quella di domani, facendo leva sulle partnership pubblico-private e valorizzando in particolare il ruolo del mondo industriale e del Terzo settore nello sviluppo delle competenze.
Un indirizzo confermato dagli stage previsti in 157 corsi. Si tratta di un dato importante, in quanto per i partecipanti non occupati lo stage svolto durante il master o un corso di alta formazione o perfezionamento rappresenta spesso un accesso privilegiato per l’inserimento nel mercato del lavoro, come confermano i dati di Almalaurea.
I risultati di questa ricerca sono promettenti per il corposo impegno del mondo universitario, anche attraverso l’impulso della Crui e della Rus, che si rispecchia nel 75,5% di atenei con almeno un intervento sulla sostenibilità o la responsabilità sociale e nella copertura regionale praticamente a tappeto. Inoltre, per l’importante capacità delle università di recepire i bisogni formativi più innovativi legati a questi nuovi driver di sviluppo, diventando un hub strategico di innovazione dal forte radicamento territoriale.
Queste incoraggianti conclusioni hanno spinto l’Inapp ad avviare una nuova indagine, appena partita, focalizzata non soltanto sull’alta formazione, ma anche su tutti i corsi di laurea rivolti a far acquisire a giovani e adulti competenze di base, trasversali e specialistiche su queste tematiche chiave per uno sviluppo realmente sostenibile, equo e duraturo.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.
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