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Responsabilità editoriale di ASviS
Responsabilità editoriale di ASviS
di Donato Speroni
La conclusione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022, giovedì 20, ha anticipato di poche ore l’annuncio della composizione del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. La coincidenza merita una riflessione, non ancora sulla composizione appena annunciata, ma per ribadire un metodo di lavoro.
Il Festival di quest’anno è stato un grande successo. Non solo per l’ampiezza della partecipazione, quasi mille eventi in tutta Italia e anche all’estero, con numeri impressionanti, come si vede nel breve ed efficace video riepilogativo, ma soprattutto per la qualità degli incontri promossi dall’Alleanza e anche da altri soggetti sul territorio. Abbiamo assistito a una grande mobilitazione e verificato una importante consapevolezza sulle sfide che abbiamo di fronte. Come ha sottolineato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo discorso all’evento conclusivo, l’attività dell’ASviS testimonia la vastità dell’impegno per attuare l’Agenda 2030 dell’Onu. Zuppi ha anche messo in evidenza l’importanza di quel termine “Alleanza” che indica un’azione collettiva: nessuno deve restare indietro, ma nessuno ce la può fare da solo.
Apre il cuore alla speranza la vivacità della società civile, delle città, delle università, delle scuole che hanno partecipato al Festival e anche la risposta delle imprese che sono state partner e sponsor degli eventi negli incontri di questi 17 giorni. Il Rapporto annuale che l’ASviS ha presentato in apertura e gli altri documenti di approfondimento diffusi negli incontri organizzati dall’Alleanza e dai suoi Gruppi di lavoro sono ricchi di contenuti. Le relazioni e i dibattiti mostrano che la riflessione sullo sviluppo sostenibile nei quasi sette anni dalla nascita della nostra organizzazione ha fatto molti passi avanti. Tutto questo materiale, compresi gli stimoli, le esperienze, le migliori pratiche raccontate negli eventi sul territorio, non deve finire in un virtuale cassetto. Ci sarà tempo per valorizzarlo nelle prossime settimane e mesi.
Il Festival si è svolto nei giorni convulsi delle trattative per il nuovo governo. L’ASviS ha avanzato suggerimenti e proposte, con il decalogo presentato in campagna elettorale e con i documenti diffusi durante il Festival, ed è ora in attesa dei programmi e delle azioni dei vincitori. Con una preoccupazione che non possiamo nasconderci, perché la destra politica si è spesso mostrata meno sensibile ai valori dello sviluppo sostenibile e mi sembra che l’intenzione annunciata da Meloni di cambiare il nome del Ministero della transizione ecologica in Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica allontani dalla nostra visione complessiva della transizione che il Paese dovrà affrontare, rifiutandone anche il linguaggio. Aspettiamo comunque i fatti e collaboreremo in modo critico ma costruttivo, come abbiamo fatto con i cinque precedenti governi con i quali ci siamo confrontati dalla nascita dell’ASviS.
Ci auguriamo che il buonsenso e la forza delle cose inducano comunque a dare continuità a quanto fatto finora nel processo di transizione ecologica, che ci è imposto da impegni sottoscritti a livello internazionale (dall’Agenda 2030 al Pnrr) e che corrisponde alle necessità del Paese.
Il passaggio delle consegne ci regala un ritorno di Enrico Giovannini dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) a una situazione di “mani libere” per ragionare e impegnarsi sui temi che a lui (e a noi) stanno a cuore. Nella puntata conclusiva di Voci sul futuro, Giovannini ha detto di considerare il ministero che sta lasciando come “un ministero per il Futuro”, perché la costruzione di un Paese in grado di affrontare le sfide dei prossimi decenni parte proprio dal ripensamento delle infrastrutture e dalle grandi opportunità offerte dai fondi europei. Del resto, tutti i ministeri dovrebbero avere una prospettiva di lungo termine, anche se si occupano di Sanità, Istruzione o Difesa. I numerosi documenti di consuntivo che Giovannini ha presentato in questi giorni attestano una maggiore concretezza e visione rispetto al passato, un lascito importante per il suo successore, se vorrà tenerne conto.
Ma c’è bisogno di una riflessione complessiva sul domani del Paese e su questo Giovannini batte da tempo Vorrebbe che anche in Italia un giorno si costituisse un vero “Ministero del futuro”, non con incarichi settoriali come per esempio le Infrastrutture, ma con una visione a 360°. Il percorso è lungo ma l’ideatore dell’ASviS, quando ne era portavoce, ha messo sul tavolo un’idea ambiziosa: far nascere, se non ancora un ministero, un Istituto pubblico per il futuro. La proposta è diventata un cavallo di battaglia dell’Alleanza anche dopo il passaggio di Giovannini al governo, ribadita in ogni occasione dai presidenti Pierluigi Stefanini e Marcella Mallen. Certamente la sua realizzazione non è vicina, anche a causa della fine anticipata della legislatura. Le minacce alla nostra vita quotidiana, economiche e non solo, spingono i politici a mettere nel cassetto tutti i discorsi che non guardano all’oggi ma al domani o al dopodomani. Ma Giovannini non demorde e nella trasmissione già citata, a una domanda del giornalista dell’Ansa Corrado Chiominto sulle sue “sfide future”, ha risposto
"Forse provare a realizzare quello di cui parlo da molti anni, che è poi anche una delle proposte di ASviS: creare un istituto di studi sul futuro. La Francia ha France Strategie, Singapore, gli Emirati, l’Inghilterra, altri Paesi europei... Ci sono questi centri il cui compito è fare l’analisi dei possibili futuri, mettendo insieme le scienze naturali, le scienze della vita, le scienze economiche e sociali e cercare di capire quali sono le opportunità e i rischi".
È evidente che un centro di analisi strategica in questo momento può nascere solo con un forte contributo della società civile, quindi in sinergia con l’ASviS e le sue iniziative. In particolare, col progetto futuranetwork (del quale sono orgoglioso responsabile), che Giovannini volle anche per creare una rete tra i soggetti che in Italia lavorano sulla costruzione di scenari. Quindi bentornato Enrico, se questa sarà davvero la tua scelta, a nome di tutta l’ASviS e di tutta la redazione di Futura.
La previsione strategica si basa sui dati, che danno sostanza alla costruzione di scenari alternativi e alla valutazione della loro probabilità. Anche il cardinale Zuppi ha ringraziato l’ASviS per la ricchezza di dati che mette a disposizione nel suo Rapporto, e molti eventi del Festival, a cominciare dall’incontro ASviS - Istat, hanno messo in evidenza l’importanza di indicatori attendibili e disaggregati per territorio, genere, fasce d’età, classe sociale. Ma i dati costano: una rilevazione campionaria a livello nazionale può avere accettabili margini di errore anche con poche migliaia di risposte, ma richiede campioni molto più estesi se si vuole la stessa attendibilità a livello di regione o magari di provincia.
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