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Responsabilità editoriale di ASviS
Responsabilità editoriale di ASviS
di Flavia Belladonna
“La storia siamo noi. Siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere”, canta De Gregori. Una canzone per ricordarci che siamo noi esseri umani, con le nostre azioni, a fare la storia. Viene da chiedersi qual è la storia che stiamo scrivendo, di fronte a un Pianeta che va in fiamme, che si sta sgretolando sotto ai nostri piedi mettendo in pericolo le condizioni stesse per la sopravvivenza umana. Non ce ne stiamo ancora accorgendo (o non vogliamo accorgercene), eppure il grido della Terra è davanti ai nostri occhi, ancor più che l’Italia rappresenta in Europa un “hotspot” per il cambiamento climatico.
1.422 sono gli incendi che hanno colpito il nostro Paese nel 2021, il maggior numero in Europa. +48,8 c° è la temperatura massima record registrata a Siracusa nello stesso anno, il valore più alto raggiunto nel continente dal 1977. 19% è la riduzione negli ultimi 30 anni della disponibilità della risorsa idrica nazionale rispetto al valore storico di riferimento (1921-1950). Un danno per l’ambiente, ma anche per l’economia e le persone.
Il caldo torrido, lo sconvolgente crollo del ghiacciaio della Marmolada, l’aumento dei prezzi della benzina, i nuovi virus che fanno capolino sono sulla bocca di tutti, perché ci toccano da vicino. Eppure il cambiamento climatico viene ancora negato da una fetta della popolazione, perché “tanto ha sempre fatto caldo d’estate” e perché “morire sotto al ghiacciaio è solo una sfortuna”. Eppure ne siamo consapevoli, ma le nostre abitudini fatichiamo a cambiarle. Eppure il cambiamento climatico non sembra ancora essere una priorità nei programmi elettorali.
Daniela Fassini, in un articolo su Avvenire dal titolo “La priorità irrimandabile”, segnala:
"C’è il Pnrr. La manovra finanziaria per il 2023 in autunno. La riforma della legge sulla cittadinanza chiamata Ius scholae. La fatica di fare impresa e di lavorare. E persino l’uso della cannabis... Solo il clima non sembra essere, nonostante lo choc tragico della Marmolada, tra le vere priorità di chi governa. Anche in questa estate 2022, nel pieno dell’ondata rovente che miete morti in tutta Europa. Anche davanti ai fiumi in secca, ai raccolti a rischio, ai ghiacciai che si ritirano, a una natura che si ribella e diventa teatro di fenomeni estremi che travolgono tutto e tutti... Già, non c’è mai la parola 'clima' in cima ai pensieri e alle condivise preoccupazioni di chi deve articolare norme per gestire un’emergenza che non è più emergenza ma una nuova normalità a cui dobbiamo adattarci, ma non rassegnarci senza agire."
E invece, se la storia siamo noi, e non vogliamo uscirne perdenti, la transizione ecologica deve essere il tema chiave di questa campagna elettorale. Deve esserlo perché la necessità di scelte su rigassificatori, soluzioni alla dipendenza dal gas russo, gestione dei migranti climatici, nucleare e via dicendo, sarà sempre più urgente; perché il caldo via via più torrido renderà invivibili alcune aree del Pianeta (anche la nostra?), spingendo un numero crescente di persone a emigrare; perché lo sterminio delle specie terrestri sarà sempre più reale. Ora la strage interessa principalmente la fauna: un milione di specie sono a rischio di estinzione e, se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, si prevede che un terzo di tutte le creature marine scomparirà, “cuocendo nei propri stessi habitat”; ma, come evidenziato in un nostro recente articolo sull’ultima plenaria dell’Ipbes (l’ente scientifico a supporto delle Conferenze sulla diversità biologica dell’Onu), i benefici offerti dai servizi ecosistemici supportano in maniera diretta la vita di almeno metà popolazione mondiale e interessano la sopravvivenza del 70% delle popolazioni povere. Inoltre, le ondate di calore, la carenza di acqua e cibo a causa della siccità, fenomeni irreversibili che potranno aggravarsi, uccidono le persone. Non è forse in gioco la sopravvivenza della nostra specie?
"I dinosauri, «rockstar» del passato terrestre, sono scomparsi perché non hanno saputo adattarsi alla rivoluzione climatica provocata dalla caduta di un enorme asteroide. Sulle nostre teste non sta cadendo, né minaccia di farlo, alcun oggetto cosmico. Ma come quegli antichi giganti, anche noi rischiamo di giocarci la sopravvivenza di specie se non sapremo da un lato frenare il riscaldamento globale in corso e, dall'altro, adeguarci a essi."
È quanto spiega Federico Fanti, geologo e paleontologo all'Università di Bologna, in una intervista a cura di Daniela Mattalia.
"In che modo si può sfuggire ai problemi causati dalle rivoluzioni climatiche?
«Esiste una legge non scritta: ogni volta che sulla Terra si verifica un grande cambiamento, le opzioni sono tre: estinguersi, spostarsi o adattarsi. La prima opzione non è auspicabile, anche se tante specie animali si stanno già estinguendo; e molte altre, comprese la specie umana, hanno iniziato a spostarsi».
La terza ipotesi è adattarsi. Quello che stiamo facendo...
«No, attenzione. Noi umani siamo la specie meno adattabile che esista. Eppure ci siamo adattati, in passato, a climi diversissimi tra loro, dall'Africa al Polo nord. In passato sì, ma ci abbiamo impiegato migliaia di anni, non una manciata di anni come ora. Negli ultimi tempi, comunque, non ci siamo adattati a niente, abbiamo semplicemente modificato l'ambiente che ci circonda, con confort e tecnologie di vario genere: vestiti e termosifoni per proteggerci dal freddo, condizionatori contro il caldo. Noi stiamo vivendo adesso qualcosa di incredibilmente più rapido di quanto gli adattamenti necessitano. Il cambiamento di per sé parte del nostro codice genetico ma ci vuole il tempo giusto. Oggi abbiamo innescato processi che vanno più veloci dei nostri adattamenti naturali»."
Ma allora, la domanda che viene da porsi è: dunque tutto è perduto, o esiste un modo per uscire da questa storia vincenti?
In primo luogo, bisogna cambiare mentalità per cambiare i modelli di consumo. Occorre superare gli atteggiamenti psicologici che ci impediscono di muoverci con efficacia contro la crisi climatica, affrontando la cosiddetta “umiliazione ecologica” (ne abbiamo parlato in questo editoriale), ovvero la scoperta che non possiamo più vivere e consumare come vogliamo.
"La svolta ecologica è una delle più grandi trasformazioni nella storia dell’umanità. Ma d’altra parte, questa umanità non è mai stata così esperta, così potente, così interconnessa come oggi. I presupposti ci sono, il problema non è né scientifico né tecnico, ma puramente mentale. Quindi non dovete semplicemente sopportare la quarta umiliazione. Si può fare qualcosa, il che è piuttosto confortante. E pieno di dignità."
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