"L'acqua condiziona il 18% del Pil e incide anche sull'economia del mare, che pesa per un 20%. Il governo ha recentemente varato degli interventi importanti, l'obiettivo è definire investimenti significativi a livello nazionale. Serve anche valorizzare tutto il tema degli invasi, che può essere un modo per attenuare il problema idrico. Ma soprattutto occorrono investimenti sulle tecnologie". Così l'amministratore delegato di Acea, Fabrizio Palermo, intervenendo all'assemblea nazionale dell'Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi per la tutela e la gestione del territorio e delle acque irrigue.
"Oggi le tecnologie sono disponibili ma c'è un tema di velocità di applicazione", ha spiegato Palermo, riferendosi "alla sensoristica, alla fibra ottica, a tutti i sistemi di gestione con l'intelligenza artificiale che stiamo adottando e consentono di individuare le perdite o gestire preventivamente le manutenzioni. Roma è la più efficiente con un 27% di perdite contro il 43-44% a livello nazionale. Sono numeri realizzati anche attraverso grossi investimenti tecnologici".
Secondo Palermo "il vero tema è fare un piano di investimenti molto consistente e rapido. Bisogna investire tanto nei prossimi anni per avere dei benefici molto significativi".
C'è poi, secondo l'amministratore delegato di Acea, da fare i conti anche con la mancanza di una rete idrica integrata: "In Italia - ha spiegato - abbiamo una rete del gas, una elettrica, ma non una rete idrica integrata. C'è stato un cambiamento climatico, piove in misura diversa in luoghi diversi del Paese, ma non è stato adeguato il sistema infrastrutturale a questi cambiamenti. C'è stata un crescita demografica e industriale, per cui l'uso dell'acqua è aumentato ma l'infrastruttura no".
"L'acqua - ha proseguito - ha un impatto sullo sviluppo non solo dell'agricoltura ma anche dell'industria. In questo Paese gli investimenti fatti sull'idrico risalgono mediamente a 30 anni fa per la metà, per due terzi andiamo a oltre 50 anni".
"A Roma stiamo partendo con il più grosso progetto infrastrutturale dell'idrico d'Italia, con un investimento di 1,2 miliardi, ovvero il raddoppio del Peschiera. Tuttavia nella capitale il 30% dell'acqua viene ancora da un acquedotto di derivazione romana, per cui bisogna fare qualche riflessione", ha osservato Palermo.
"Gli ambiti territoriali, frutto di una legge di 30 anni fa, sono a volte di dimensioni provinciali. La gestione di un ciclo dell'idrico sulla provincia è subottimale. I finanziamenti possono essere centrali o locali. Nel secondo caso andiamo sul tema della tariffa. Oggi la tariffa rispetto alla media europea è bassa, sicuramente deve essere incentivata per certi settori che usano l'acqua come fattore produttivo, ma nel complesso bisogna trovare una economicità del sistema", ha concluso.