Cronaca

Aumenta la fame nel mondo, ne soffrono in 828 milioni

Onu: '46 milioni di persone in più nel 2021'. Si allontana l'obiettivo Fame Zero

Redazione Ansa

Il mondo sta facendo marcia indietro nei suoi sforzi per porre fine alla fame, all'insicurezza alimentare e alla malnutrizione entro il 2030, un obiettivo fissato dalle Nazioni Unite nel 2015, in un contesto di povertà estrema e malnutrizione cronica in aumento. Se le tendenze attuali continuano, nel 2030 avremo 670 milioni di persone cronicamente denutrite in tutto il mondo. Un dato simile a quello del 2015, quando fu lanciata l'iniziativa Fame Zero. E' l'allarmante previsione dell'ultimo rapporto Onu sullo 'Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo' (Sofi), presentato a New York.

Il report indica un aggravamento della situazione: oltre 828 milioni di persone nel 2021 hanno sofferto la fame. Un incremento di circa 46 milioni di persone in un solo anno, tra il 2020 e il 2021 e di 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di Covid-19. Sono numeri preoccupanti, sottolinea il Vicedirettore Fao, Maurizio Martina, che, "se proiettati al 2030 ci dicono una cosa inequivocabile, che l'otto per cento dell'intera popolazione mondiale rischierà di soffrire ancora la fame in quell'anno".

Dopo essere rimasta relativamente invariata dal 2015, nel 2020, la percentuale di persone colpite dalla fame è salita e ha continuato a salire nel 2021, fino al 9,8% della popolazione mondiale, contro l'8% del 2019 e il 9,3% del 2020. Nel 2021, circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) in tutto il mondo erano in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave (350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia). Quasi 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni in due anni.

I fattori chiave alla base dell'insicurezza alimentare sono i conflitti, i cambiamenti climatici e il rallentamento economico dovuto al Covid 19, che insieme alle crescenti disuguaglianze stanno spingendo milioni di persone verso l'estrema povertà. La guerra tra Russia e Ucraina, che coinvolge due dei maggiori produttori mondiali di cereali di base, gas e fertilizzanti, sta interrompendo le catene di approvvigionamento e influenzando ulteriormente i prezzi di grano, fertilizzanti ed energia. Nella prima metà del 2022, ciò ha comportato un aumento del prezzo del cibo.

Le prospettive di crescita economica globale per il 2022 sono state significativamente riviste al ribasso, questo vuol dire meno risorse finanziarie da investire nei sistemi agroalimentari. La spesa pubblica e gli investimenti, sottolinea il rapporto, saranno fondamentali di fronte ai cambiamenti climatici estremi climatici e alle interruzioni della catena di approvvigionamento.

"Sicuramente - aggiunge Martina - per far fronte a questa situazione in peggioramento occorre intensificare le politiche agricole soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Occorre un'iniziativa straordinaria, penso in particolare all'Europa. I passi che l'Europa sta facendo, in primis nella cooperazione con il grande continente africano, sono essenziali. Occorrerà essere molto concreti e molto operativi, spendere bene le risorse a disposizione e farlo soprattutto pensando ai piccoli e medi agricoltori di quelle terre".

Il rapporto Sofi è uno sforzo congiunto di cinque Agenzie delle Nazioni Unite: l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), il Programma alimentare mondiale dell'Onu (Ppam e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Nella prefazione di quest'anno, i capi delle cinque agenzie hanno scritto: "Questo rapporto evidenzia a più riprese l'intensificazione dei principali fattori di insicurezza alimentare e malnutrizione: conflitti, eventi climatici estremi e crisi economiche, uniti alle crescenti disuguaglianze. La questione principale non è tanto se le avversità continueranno a verificarsi o meno, ma, piuttosto, come intraprendere azioni più coraggiose per costruire la resilienza contro le crisi future". 

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