"Siamo esterrefatti, la sentenza
della Consulta sul payback applicato ai
dispositivi medici segna il destino di oltre 1.400 imprese che
si avviano
al fallimento e di 190 mila addetti del settore che perderanno
il loro
posto di lavoro, come certificato dai dati emersi dallo studio
Nomisma
commissionato da FIFO Sanità. Gli errori della politica ed i
debiti
della pubblica amministrazione non possono e non devono mai
ricadere
sulle imprese e sui lavoratori. Una legge iniqua e totalmente
illogica
come quella del payback genererà una crisi senza precedenti,
tale da
compromettere l'intera tenuta del Servizio Sanitario Nazionale".
A sostenerlo è il presidente ASFO Abruzzo-Molise e
vicepresidente nazionale FIFO Sanità, Ivan Pantalone.
"La controversa misura del payback - si legge in una nota - è
stata introdotta nel 2015 dal governo Renzi, ma per anni è
rimasta inapplicata fino al licenziamento
dei decreti attuativi posti in essere dal governo Draghi. Tale
norma prevede che siano i fornitori di dispositivi medici a
coprire la metà dello sforamento accumulato dalle regioni per
l'acquisto di dispositivi medici (più di 1 miliardo di euro per
il solo quadriennio 2015-2018). Quindi aziende private chiamate
a pagare un debito creato dalla pubblica amministrazione".
"In un contesto già martoriato dai tagli sulla sanità degli
ultimi
decenni - prosegue Pantalone - stiamo registrando un ulteriore
colpo
fatale alle aziende fornitrici di dispositivi medici e alle cure
dei
cittadini. Le liste di attesa italiane sono al collasso e il
cardine del
welfare del Paese si sta sbriciolando. Con questa sentenza della
Corte
Costituzionale, il personale medico sanitario potrebbe non avere
gli
strumenti per curare un paziente o fare un'operazione. Parliamo
di
stent, valvole cardiache e altri dispositivi salvavita."
"Da anni - conclude Pantalone - chiediamo un confronto con le
istituzioni per superare il meccanismo del payback. Ora più che
mai è
urgente che il Governo ci ascolti per capire come evitare il
tracollo."
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