"Ascoltate il silenzio di noi
ragazzi perché parla, magari tanti disastri si possono evitare".
E' uno dei tanti appelli arrivati dai giovani, impegnati in
questi giorni con gli esami di maturità e che si incontrano
ancora davanti alle scuole di Abruzzo e Molise, invitati
dall'ANSA a commentare l'assassinio di Thomas, il 17enne ucciso
a Pescara da due coetanei. Avevano appreso la notizia perlopiù
dai social, solo alcuni dai tg o dai genitori.
"Una grande brutalità... più di 20 coltellate e poi il bagno
al mare - ha commentato una studentessa - Che tristezza pensare
che hanno quasi la nostra età". Le ha fatto eco un'amica: "Non
capisco perché si insista tanto sul lavoro dei genitori dei due
ragazzi arrestati, può accadere a figli di qualsiasi famiglia.
Quello che mi fa venire i brividi è pensare ai ragazzi che hanno
assistito e sono fuggiti e non hanno parlato subito. Non li sto
giudicando, ma mi chiedo: io cosa avrei fatto?". E sulla
responsabilità educativa delle scuole e delle famiglie un altro
ragazzo ha detto: "Fino a un certo punto: è sempre
responsabilità del singolo scegliere tra il bene e il male".
Nel loro percorso scolastico hanno dedicato oltre trenta ore
annuali all'Educazione civica: "E' sicuramente una materia
importante per la nostra crescita come uomini e cittadini - ha
detto un altro studente - Fatti come quello di Pescara mi fanno
dire con convinzione che bisogna incrementare le ore dedicate a
tale disciplina".
Ai ragazzi viene imputato un uso sconsiderato dei social e
l'ascolto di canzoni con messaggi violenti: "Non vuol dire nulla
- ha commentato una studentessa - Anch'io uso i social e ascolto
quella musica, ma non assumo come modello di vita chi fa quella
musica o prendo alla lettera quei messaggi. Sicuramente quando
accadono cose del genere vanno indagate ragioni più profonde che
non trovano, comunque, giustificazione nella violenza".
Molti di loro si sono soffermati sull'amicizia tra i due
presunti responsabili dell'omicidio: "Ho letto che uno dei due
ha colpito la vittima per solidarietà all'amico, non è
possibile. Non ci credo". Altri ancora hanno invocato il
rispetto della vittima: "Sputi, calci, sigarette spente sul
corpo del ragazzo, perché tutti questi particolari? Stiamo
parlando di un ragazzo ucciso, a chi legge non serve sapere
tutto questo, non ha una finalità educativa. Rispettiamo la
vittima".
Infine una ragazza: "Ho letto che Pescara non è una città
molto sicura, però le giuro che, anche se vivo in un posto
tranquillissimo, la vicenda mi ha creato ansia e ora ho paura di
uscire da sola".
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