(v. 'Crisi per l'arrosticino d'Abruzzo...' delle 13.15) "Ribadiamo che l'unico modo per tutelare contemporaneamente l'economia pastorale abruzzese e le esigenze del consumatore è il riconoscimento della Denominazione di origine protetta dell'arrosticino". In merito alla diatriba sull'arrosticino - e sulla necessità di privilegiare la Dop all'Igp - Coldiretti Abruzzo conferma la propria posizione e ribadisce che "si tratta di una battaglia etica, una battaglia sulla trasparenza che mette al centro l'importanza dell'origine degli alimenti che hanno fatto grande la nostra tradizione agroalimentare".
"Ribadiamo con fermezza - sottolinea la Coldiretti - che la Dop è l'unico marchio comunitario che garantirebbe l'utilizzo di carne veramente abruzzese con risultati e vantaggi per tutto il settore zootecnico e del consumatore finale che deve poter scegliere di mangiare un prodotto fatto con vera carne abruzzese e non semplicemente macellata o confezionata in Abruzzo".
Insieme a Coldiretti, un partenariato costituito da Associazione regionale Allevatori che ha stilato una relazione in cui vengono elencati i vantaggi legati alla Denominazione di origine protetta, l'Istituto zooprofilattico sperimentale e Spiedì srl, industria leader del settore. Nella relazione dell'Ara, viene smontato il castello di "svantaggi" elencati dai contrari alla Dop e viene sintetizzato il disciplinare della denominazione che comporterà in particolare: la delimitazione dell'area geografica di allevamento coincidente con il territorio regionale e le aree dell'Italia centrale storicamente legate alla pastorizia e alla transumanza; la delimitazione dell'area geografica di trasformazione e lavorazione delle carni e la produzione di arrosticini coincidente con il territorio regionale; il raggiungimento di parametri qualitativi elevati dovuti alle caratteristiche della materia prima utilizzata e alle limitazioni adottate in fase di lavorazione; l'utilizzo di sole carni ovine, e l'assenza di ingredienti diversi, nel rispetto della tradizione tramandataci dai nostri pastori.
"Attualmente - dice Pietropaolo Martinelli allevatore e presidente di Coldiretti Abruzzo - il prodotto simbolo della nostra pastorizia si basa sull'importazione massiccia di carni ovine estere, più facili da reperire e lavorare, con il risultato sconcertante che più di tre arrosticini su quattro hanno provenienza straniera, soprattutto Francia, Spagna, Irlanda, Germania e Europa dell'est. "Non escludiamo la possibilità di una Igp - continua la Coldiretti Abruzzo in una nota - ma non deve essere l'alternativa alla Dop, l'unico marchio che garantirebbe l'utilizzo di carne abruzzese e italiana". "È una questione di trasparenza, il consumatore deve poter scegliere e gli allevatori devono essere messi in condizione di continuare una tradizione amata ed apprezzata in tutto il mondo e di produrre i veri arrosticini, non semplici spiedini. Ci spiace che Confagricoltura - oltre a dimenticare che Coldiretti e Ara sono state le prime a salvaguardare il comparto con la richiesta di una misura che compensasse una PAC punitiva nei confronti del settore ovicaprino - si sia schierata a favore dell'Igp presentandolo come la panacea di tutti i mali. La realtà è ben diversa e non serve un esperto per capire che l'eventuale accantonamento del riconoscimento della Dop sarà il colpo di grazia per i pochi allevatori rimasti che devono fare i conti con una profonda crisi e una drastica diminuzione dei ricavi anche a causa di concorrenza sleale".
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