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Alluvione Marche, 14 indagati per omicidio colposo

Alluvione Marche, 14 indagati per omicidio colposo

Sindaci, Vigili Fuoco e Protezione civile. Inchiesta all'Aquila

ANCONA, 01 novembre 2023, 14:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quattordici persone sono indagate per l'alluvione del 15 settembre 2022 nelle Marche, quando a causa di una violenta ondata di maltempo due fiumi esondarono provocando morte, nell'hinterland senigalliese, e distruzione nella zona di Senigallia e nel Pesarese. Tra i danneggiati c'è un magistrato in servizio nel tribunale di Ancona e dunque l'inchiesta è stata trasferita alla Procura dell'Aquila che ha inviato l'invito a comparire, a garanzia degli indagati, per l'interrogatorio a sei sindaci di Comuni della vallata dei fiumi Nevola e Misa, a due funzionari dei Vigili del Fuoco di Ancona e a sei tra funzionari, operatori e responsabili della Protezione Civile.
    L'accusa è cooperazione in omicidio colposo plurimo. Nei giorni dell'alluvione morirono 13 persone tra le quali il piccolo Mattia Luconi, 8 anni. Le contestazioni riguardano condotte colpose commissive e omissive che avrebbero causato i morti per "negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di norme"; la Procura starebbe lavorando a un secondo filone d'indagine sulla manutenzione dei fiumi per l'ipotizza di disastro colposo.
    Scarsa prevenzione e allarmi tardivi sono addebitati, a vario titolo, agli indagati. Tra loro: il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, Pierpaolo Patrizietti per non aver garantito "l'immediato e continuo reciproco scambio di informazioni"; i sindaci di Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Serra de' Conti, Ostra e Trecastelli (Ancona) chiamati in causa per mancato aggiornamento del flusso di informazioni al prefetto, al presidente della Regione Marche, alla Protezione Civile, del mancato presidio idrogeologico dei punti critici e mancata informazione ai cittadini sui rischi idrogeologici.
    I sindaci avevano protestato per primi per il ritardato allarme, visto che l'allerta meteo era stata emessa soltanto per l'entroterra montano e non a valle. Ai sei indagati della Protezione civile regionale, si contesta, tra l'altro, l'inosservanza di direttive e delibere, anche di Giunta regionale, e il mancato adeguamento delle procedure di allertamento regionale a direttive e indirizzi del Dipartimento di Protezione civile nazionale in materia di prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico.
   

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