"La scelta dell'Aquila è stata
fatta proprio perché la zona è tranquilla: le frodi commesse
sono state soprattutto di natura informatica proprio perché la
zona era apparentemente tranquilla e si poteva lavorare da casa.
Truffe romantiche su siti d'incontri e informatiche tra i reati
più commessi. Rende di più lavorare nell'ombra e con profilo
basso. Era questa la modalità imposta dal capo. Pertanto si
sentivano intoccabili". Lo ha detto il vicequestore dell'Aquila,
Marco Mastrangelo, nel corso della conferenza stampa
sull'operazione che ha portato a smantellare la rete di mafia
nigeriana con base all'Aquila, dove il capo dell'organizzazione,
identificato in un nigeriano di 35 anni, dirigeva, tutte le
attività criminali del sodalizio.
L'uomo era arrivato in Italia nel 2014 sbarcando a Pozzallo
(Ragusa) con un barcone proveniente dalla Libia: era stato
trasferito al Centro di prima accoglienza all'Aquila dove rimase
fino al 2016, poi si trasferì per un periodo di sei mesi a
Reggio Emilia e infine decise di tornare definitivamente
all'Aquila.
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