A 50 anni dai Moti aquilani del
febbraio 1971, ossia dalla deflagrazione di un contrasto più o
meno latente delle identità regionali, la riflessione che molte
forse politiche hanno fatto è come il regionalismo abruzzese ha
costruito la sua casa madre e come questa costruzione ha reagito
alle vicende politiche e storiche che si sono succedute. Il
sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi ha le idee chiare su ciò
che in questo giorni sta accadendo perchè "La pandemia ha
riproposta con forza al centro del nostro sistema democratico i
sindaci e il loro ruolo strategico di interpreti e rappresentati
dei territori. Sono loro il riferimento amministrativo e
solidale per la ripartenza del Paese, attraverso politiche di
coesione che facciano sintesi tra le esigenze dei territori
periferici e quelle delle città".
la realtà locale quindi in prima linea "Come sindaco mi
interfaccio con l'amministrazione regionale e, avendo la delega
da parte dei miei concittadini, ho anche il dovere di svolgere
una funzione critica nei confronti della stessa Regione come del
governo centrale lì dove fosse necessario. L'Aquila, peraltro,
ha i suoi politici di riferimento sia nella maggioranza sia
nella minoranza, quale massima garanzia di controllo
democratico. Da sindaco, insieme agli altri colleghi, cerco di
contribuire a rendere l'Abruzzo una regione dove si vorrebbe
vivere e lavorare, una regione che sia di riferimento
dell'Italia centro-meridionale, in grado di dialogare con
l'Europa e di creare rapporti economici e di scambio con gli
altri Paesi. Sono ancora tanti i giovani costretti ad
abbandonare l'Abruzzo per mancanza di prospettive. Una perdita
di capitale umano che va arginata. Per questo credo sia giusto
puntare sull'innovazione e sulla ricerca, così da rendere più
competitive le nostre imprese e dare una prospettiva di lavoro
ai nostri giovani, che hanno l'opportunità di formarsi nelle
nostre ottime università e nei nostri centri di eccellenza,
troppo spesso a favore di altre regioni e di altri Paesi. Tutti
insieme, la Regione per prima, dobbiamo fare sì che il nostro
giacimento di saperi e di conoscenza, venga "sfruttato" in
Abruzzo, quale opportunità di crescita bella, creativa e
magnificamente visionaria".
La pandemia che effetti può avere sulla tenuta sociale
regonale? "L'Abruzzo può continuare a crescere se resta unito,
se i municipalismi attraverso le rispettive identità storiche,
culturali e economiche continueranno, con sempre maggiore
consapevolezza, a dare forza e contenuto alla regione,
disegnandone lo sviluppo possibile".
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