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Le clarisse dei cioccolatini vogliono lasciare la Chiesa

Le clarisse dei cioccolatini vogliono lasciare la Chiesa

In rivolta le suore di Belorado, Spagna. Non riconoscono il Papa

CITTÀ DEL VATICANO, 14 maggio 2024, 18:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Sedici clarisse di clausura hanno annunciato la loro volontà di abbandonare la Chiesa cattolica. Accade a Belorado, in Spagna e le monache in un comunicato accusano di eresia tutti i Papi successivi a Pio XII. All'origine della 'rivolta' ci sarebbe un'operazione di vendita di un convento.
    La comunità religiosa delle Clarisse di Belorado a Burgos e Orduña (Vizcaya), guidata dalla badessa suor Isabel de la Trinidad, ha dunque deciso di lasciare la Chiesa cattolica per mettersi sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sánchez-Franco e della sua cosiddetta Pía Unión Santi Pauli Apostoli, che non è in comunione con Roma e il cui fondatore è stato scomunicato nel 2019. L'arcivescovo di Burgos, monsignor Mario Iceta, che proprio cinque anni fa scomunicò Sanchez-Franco, ha informato la Santa Sede dell'intenzione di questa comunità di suore di lasciare la Chiesa.
    Le Clarisse di Belorado sono famose per la produzione di cioccolatini, richiesti da alcuni tra i migliori chef spagnoli e che loro stesse hanno promosso al congresso gastronomico Fusión di Madrid.
    L'origine della loro decisione, a parte l'accusa di eresia ai Papi, è la vendita di proprietà. Le suore vorrebbero vendere un convento di loro proprietà a Dario, che è vuoto, e con i soldi della vendita intenderebbero acquistare il monastero di Orduña.
    Il monastero appartiene alla diocesi di Vitoria, con la quale avevano un contratto di compravendita. Roma, dice la comunità religiosa, ha bloccato la loro richiesta di vendita del convento. Hanno poi proposto come alternativa che un acquirente esterno all'ordine paghi il milione di euro pendente per l'acquisto del monastero di Orduña affinché, una volta restituiti i soldi, il benefattore trasferisca il convento alle Clarisse. Ma l'operazione non si è conclusa a causa dei dubbi della diocesi sull'identità dell'acquirente e il contratto di compravendita è stato risolto dalla diocesi di Vitoria. La comunità religiosa ha chiesto un risarcimento di 1,6 milioni di euro per i presunti lavori eseguiti, richiesta arrivata in tribunale.
    Il vescovo, monsignor Iceta, in attesa di ricevere indicazioni dalla Santa Sede, ha avvertito che se le suore "confermano e persistono" nella loro ribellione, saranno accusate del reato di scisma, secondo il Codice di diritto canonico, che potrebbe portare alla loro scomunica. Intanto ha esortato i fedeli ad astenersi dal partecipare ad ogni atto liturgico nel Monastero di Santa Chiara a Belorado.
   

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