Il festival dei Due mondi di
Spoleto sta pensando a una presenza permanente nella cittadina
che lo ospita da quando è nato nel 1958 con la creazione di un
museo che possa ospitare il suo patrimonio fatto di 3.800
costumi, alcuni di spettacoli leggendari, locandine, programmi,
fotografie, video e documenti. In questo modo, i visitatori
potranno respirare l'atmosfera della kermesse non solo nelle
settimane estive in cui si svolge (quest'anno dal 28 giugno al
14 luglio) ma 365 giorni l'anno (o quasi).
È dal 2021 che la fondazione del festival lavora al recupero
del patrimonio che ora vuole valorizzare nel modo migliore. Un
assaggio è stato dato con le esposizioni sul fondatore Gian
Carlo Menotti, a cui quest'anno si aggiunge una esposizione sui
13 anni di direzione di Giorgio Ferrari. E anche il progetto
speciale realizzato con la fondazione Carla Fendi Legami, mostra
(all'ex battistero della Manna d'oro) delle fotografie, fatte da
Luis Alberto Rodriguez che con la set designer Afra Zamara ha
immortalato alcuni dei costumi dell'archivio tramutandoli in
opere d'arte.
Ma l'idea è di trovare uno spazio più ampio e, appunto,
permanente. E su questo c'è un dialogo con il Comune per trovare
la sede più adatta. Il museo è uno dei modi in cui il festival
intende radicarsi ancora di più nel territorio e avere un
effetto che si riverbera. Questo si traduce da un lato in
coproduzione (fra l'altro quest'anno con la Deutsche Oper di
Berlino per la messa in scena Ariadne auf Naxos con la regia di
Damiano Michieletto) in modo che gli spettacoli abbiano un
'futuro' oltre i giorni del festival, dall'altro realizzando
progetti anche durante l'anno.
Un esempio in questa stagione è l'anteprima del festival con
la messa in scena dal 30 maggio al due giugno di 'Una relazione
per un'accademia' di Luca Marinetti. Un modo per "ampliare il
festival" come ha spiegato la direttrice amministrativa e
organizzatrice Paola Macchi.
L'ampliamento del festival riguarda però anche altri ambiti
come quello della sostenibilità con il progetto di Stefano
Mancuso per creare una sorta di foresta urbana in piazza
Garibaldi, solitamente utilizzata come parcheggio, in cui su
ogni albero ci siano sensori a registrare l'effetto benefico del
verde. Un progetto che si spera venga poi replicato in altre
città. E ancora l'impegno per le iniziative che hanno un
risvolto sociale (come gli spettacoli realizzati con i detenuti
messi in scena in carcere, quest'anno 'Creta') e le
collaborazioni con altre istituzioni, come quella per la mostra
di Chiara Camoni (che ha firmato il manifesto di Spoleto 67)
curata dal direttore dei Musei Civici di Spoleto Saverio Verini.
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