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Responsabilità editoriale di Advisor
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L'aggressiva campagna di rialzi dei tassi d'interesse della Federal Reserve statunitense, volta a contrastare la persistente inflazione, ha aumentato il rischio di recessione. Le recenti turbolenze del settore bancario, che probabilmente daranno luogo a un inasprimento delle condizioni del credito, potrebbero aumentare tale rischio.
"Un indicatore affidabile di recessione è l'inversione della curva dei rendimenti, in cui il rendimento dei titoli Treasury USA a breve termine è superiore a quello dei titoli a più lunga scadenza", afferma Jared Franz, economista di Capital Group che si occupa degli Stati Uniti e dell'America Latina.
"La recente attività dei mercati obbligazionari suggerisce che una recessione è ampiamente attesa. In effetti, questa potrebbe essere la recessione più attesa degli ultimi decenni".
Mentre molti investitori si concentrano sulla tempistica e sull'entità della prossima recessione, Franz ha rivolto la sua attenzione a questioni a più lungo termine: quali potrebbero essere i catalizzatori di una successiva ripresa? E cosa comporta tale ripresa per i portafogli degli investitori?
Per l'esperto di Capital Group "Con un'inflazione ancora superiore all'obiettivo del 2% della Fed e un mercato del lavoro rigido, la banca centrale ha ancora molto lavoro da svolgere. Alla luce dei recenti dissesti bancari, ritengo che la Fed potrebbe adottare un approccio più moderato agli aumenti dei tassi, pur restando pronta a rialzarli finché l'inflazione non rallenterà ulteriormente. Al momento prevedo un calo dell'1,0% del prodotto interno lordo (PIL), ovvero quella che verrebbe considerata una "lieve" recessione".
Si tratterebbe di una flessione molto più lieve di quella del 4,5% registrata dagli investitori durante la crisi finanziaria globale (CFG) dal 2007 al 2009 e più vicino a una recessione più usuale.
"L'indebolimento del mercato immobiliare è un altro fattore di rischio. A marzo le vendite sono diminuite e i prezzi delle abitazioni sono scesi per il secondo mese consecutivo. Tuttavia, mi aspetto che i prezzi possano subire un ulteriore ribasso del 10%, per poi riprendere slancio".
"Se ci sarà, credo che la ripresa sarà più forte rispetto ai cicli precedenti per due ragioni. In primo luogo, potrebbe non essere necessaria una riduzione della leva finanziaria su larga scala come è avvenuto durante la crisi finanziaria globale. Dal momento che molte società si aspettavano una certa debolezza economica, le imprese hanno deciso di ritardare gli ordini per smaltire le eccedenze dell'economia. Pertanto, sebbene sia probabile che quest'anno si verifichi una recessione, mi aspetto che sia piuttosto modesta. In secondo luogo, il settore del consumo statunitense è forte rispetto ai cicli passati. Mercati del lavoro sani, crescita dei salari e ricchezza delle famiglie dovrebbero essere catalizzatori fondamentali per una ripresa più robusta".
Anche se ci vorrà del tempo prima che la Fed riporti l'inflazione al suo obiettivo del 2%, l'esperto di Capital Group evidenzia come studi accademici hanno dimostrato che la spesa dei consumatori tende a non essere influenzata in modo significativo da un'inflazione prossima al 3%.
"I solidi fondamentali del mercato del lavoro, i bilanci delle famiglie e un'inflazione moderata potrebbero portare, secondo le mie stime, a una crescita del 3,0% nel settore dei beni di consumo statunitense. Questo dato è essenziale perché i consumatori rappresentano circa il 67% dell'economia USA. È importante precisare che una recessione causerà una certa contrazione del mercato del lavoro ma prevedo che quest'ultimo registrerà una ripresa. La solidità dei salari e la fiducia dei consumatori potrebbero stimolare la spesa al consumo, dando impulso a una serie di settori, tra cui quello dei viaggi e del tempo libero. Inoltre, la ripresa del mercato immobiliare potrebbe fornire la spesa edilizia nonché quella per altri beni durevoli, come gli elettrodomestici. In passato, il mercato azionario ha sempre avuto la tendenza ad anticipare le riprese, precedendo qualsiasi svolta dell'economia" conclude Franz.
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