Monte Verità di Stefan Jäger è la storia di una delle grande Utopie del '900. Il film, girato tra la Svizzera e il Piemonte, e distribuito da Draka Distribution da fine giugno, riprende la storia vera di un gruppo di persone, intellettuali, artisti provenienti da tutto il mondo, tra cui molte donne, mossi da un grande spirito di libertà e di ribellione alle regole borghesi, che si riunì sulle montagne sopra Ascona, in Svizzera.
Un luogo che si chiamerà Monte Verità e che da allora è meta di chi, come lo stesso regista ha ammesso, vuole studiare quel gruppo d'avanguardia, che tra l'altro ispirò il movimento hippies degli anni '60, ma anche da chi si chiede cosa e quanto sia cambiato da allora, soprattutto per quanto riguarda le donne. Monte Verità fu anche una delle prime comunità di nudisti e vegetariani.
Il film, una coproduzione Italia, Svizzera, Germania e Austria, supportata in Italia da Film Commission Torino Piemonte, ha come protagonista la figura immaginaria di una giovane moglie e madre di due figlie, Hanna Leitner, interpretata da Maresi Riegner, che soffre l'oppressione della vita matrimoniale e della società borghese e che decide di lasciare Vienna e raggiungere la comunità di Ascona sul monte Monescia, ribattezzato Monte Verità. Un luogo di libertà, frequentato da personaggi come Herman Hesse, Otto Gross, Isadora Duncan, nel quale Hanna ritrova la sua vera natura e la sua passione, la fotografia, che il marito non le aveva permesso di coltivare perché non si distraesse dalle sue mansioni di madre e moglie.
Il film ha un risvolto storico, ma è soprattutto la storia di un'emancipazione femminile. "Per raccontare la storia di quella comunità - ha spiegato il regista, a Torino insieme alla produttrice Katrin Renz all'anteprima italiana al Cinema Ambrosio, - ho studiato tutto quello che ho potuto reperire su quell'avventura umana e mi sono circondato di una troupe per il 77% femminile, proprio perché volevo che la facessero da padrone le emozioni e quel senso di ribellione che avevano le donne in quel tempo e che ancora hanno. Di fatto - ha aggiunto - si è trasformato in un film sul passato che guarda al presente e al futuro. Io sono un uomo e non posso percepire tutte le sfumature della storia delle donne che fuggirono sul Monte Verità, ma neanche delle donne che ancora oggi si trovano, in molti casi a lottare per la loro libertà di espressione, spesso costrette a ricoprire molti ruoli e pure a lavorare con stipendi più bassi di quelli di noi uomini. In fondo credo che il tema dell'emancipazione femminile sia universale e senza tempo, e riguardi donne e uomini. Sempre". "Viene da chiedersi - ha commentato la produttrice Katrin Renz - se ancora oggi la maternità, per esempio, sia un fattore frenante per una donna che nella vita vuole vivere della sua arte. O, in generale, per una donna con un grande bisogno di libertà".
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