Un tesserino, quello di
giornalista, la Press Card, ottenuta con anni di sacrifici,
notti insonni e un numero infinito di sigarette. La Press card
era stato sempre il sogno di Maria Grazia Cutuli, la giornalista
catanese, che aveva iniziato a La Sicilia di Catania. Viene
ricordata con uno spettacolo andato in scena alla Sala Strehler
del Biondo di Palermo, scritto da Gaetano Savatteri e Luana
Rondinelli. Un monologo recitato da Valeria Contadino con
convinzione e intensità.
Il testo appassionato ricostruisce il percorso della
giornalista del Corriere, dopo la lunga gavetta a Milano, dove
affronta la diffidenza e il freddo di una città che è straniera
al suo cuore, ma ieri come oggi offre molte opportunità a chi
desidera fare il giornalista. Ma alla Cutuli non bastava la
Press Card, lei voleva con tutta la determinazione di cui era
capace, essere un inviata nei luoghi più impervi e pericolosi
del pianeta. La morte la stava aspettando sulla strada che va da
Jalalabad a Kabul, in Afghanistan. Con un reporter spagnolo e
due guide si era ritrovata in un'area inaccessibile, dove erano
state nascoste le armi chimiche, i gas nervini.
Andare sui posti dove accadevano i fatti. Una cronista senza
paure, con un bassissimo senso del rischio. Il suo sogno era
quello di raccontare i segni della guerra e lavorare in difesa
dei diritti umani, che in quei luoghi sono negati. Proprio nel
2001 era tornata in Afghanistan, subito dopo la tragedia delle
Torri Gemelle a New York, ma il rischio non l'aveva mai fermata.
Scene e costumi sono disegnati da Vincenzo La Mendola e fanno
riferimento a quei pantaloni e a quelle sigarette con cui i
talebani la vedranno come una minaccia. Le musiche sono di
Fabio Abate. Repliche fino al 5 maggio.
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