(di Elisabetta Stefanelli)
'DIMMI UN VERSO ANIMA MIA. Antologia
della poesia universale' a cura di Nicola Crocetti e Davide
Brullo. (Crocetti editore, pag. 1260, euro 50,00).
''Quante poesie saranno state scritte nella storia umana? Un
numero incommensurabile, il cui unico paragone possibile è forse
il numero di stelle della nostra galassia. Ma come le stelle
visibili ad occhio nudo non sono che l'infima parte
dell'universo sconfinato, così le poesie che a ciascuno di noi è
dato conoscere nel tempo della sua vita sono una manciata di
sabbia sugli arenili sconfinati del nostro pianeta''. Ora questa
manciata di sabbia diventa un castello, ovvero un meraviglioso
volume curato da Nicola Crocetti e Davide Brullo, 'Antologia
della poesia universale', che riassume l'utopia (poetica) già
nel titolo: ''Dimmi un verso anima mia''. Quel verso che cerchi
qui ci sarà, qualunque anima tu abbia o abbia mai avuto, viene
da rispondere, sfogliando le oltre mille e duecento pagine che
rappresentano in qualche modo un antidoto e una medicina per il
desiderio inesauribile di poesia che alimenta fogli dispersi nel
vento di editori senza pubblico o del buco nero del web. Nella
sua introduzione Crocetti spiega ancora che ''Pur nata da una
forte passione e da una lunga, per così dire, militanza sul
campo, non sarà certo questa antologia - una tra mille - a
cambiare di un ette la degradata situazione della poesia in
Italia. Dimmi un verso anima mia vuol essere solo
un'attestazione, ma anche un'istanza alle istituzioni e ai
numerosi potenziali distratti mecenati di questo Paese perché si
destino dal loro torpore e rinverdiscano i fasti di una
tradizione che fu gloriosa ma è disusata, e che rese l'Italia
modello di cultura e di poesia nel mondo''. Spiega da parte sua
Brullo: ''Il metodo che ha animato questa antologia è
rabdomantico, avventuriero; ovvero: predazione del meraviglioso.
L'unica norma critica, in questo caso, in ogni caso, è il
capriccio''.
Si parte dal caos primordiale della letteratura indiana
antica, alla Mesopotamia con La Saga di Gilgameš, esplorando
l'origine (''Colui che] vide le profondità, (persino) le
fondamenta della terra; [colui che] apprese [ogni cosa],
rendendosi esperto] di tutto) per arrivare fino ad oggi, al
Terzo millennio ad una poesia del 2000 di Vera Linder, ma avendo
prima attraversato Gli antichi, Il Medioevo, I contemporanei, Il
Novecento. Prezioso l'elenco dei nomi, come quello delle opere
citate, che chiudono un volume in cui è del tutto inutile e
infruttuoso fare il gioco di chi c'è e chi non c'è. Spiega Bay
Yuchan, poeta cinese vissuto tra il XII e il XIII secolo che ''I
sentimenti del poeta/ sono come fili fluttuanti/ che uno dopo
l'altro/ vanno a formare una ragnatela''. E questo intreccio di
fili lucenti unisce i versi scelti in queste pagine, che sono un
viaggio che non vuole avere una meta e attraversa giardini e
deserti, notti stellate e deserti, gole profonde e mari, tra
testi classici, tradizione e innovazione, insomma umanità dove
l'unica bussola è l'intelligenza dei sentimenti. Allora meglio
seguire il consiglio di Brullo: ''Va aperto a caso, questo libro
- per instradarsi nel sentiero di un verso, per orientarsi al
ritmo del poema''.
Ma il senso del volume è anche profondamente politico, come
solo la poesia sa essere. ''Credo che chiunque abbia scritto o
scriva versi - scrive ancora Nicola Crocetti nell'introduzione -
lo sappia molto bene: dall'indifferenza del mondo per questa
forma d'arte. Dall'ignoranza dilagante e dalla miseria culturale
della stragrande maggioranza degli uomini politici e di potere.
Dall'impotenza dei critici letterari, anche di quelli seri e
preparati, sovrastati come sono dalla mole immensa delle
pubblicazioni, e scoraggiati da giornali e riviste che concedono
loro spazi ridottissimi. Dalla corruzione sistemica e dallo
sfacciato accumulo di ricchezze ai danni dei meno abbienti, dal
disinteresse di molti nei confronti del prossimo. Da un mondo
che con criminale incoscienza corre verso la catastrofe. A che
pro, allora, occuparsi o preoccuparsi della poesia? Forse perché
se in così tanti la scrivono è necessaria. E forse l'unico modo
per difenderla è quello di farla arrivare al maggior numero
possibile di persone, cercando di ribadirne l'importanza e la
bellezza''.
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