"Vorrei morire leggendo un libro di un giovane autore": descrisse così la sua morte ideale Bernard Pivot, tra i volti storici della tv francese, scomparso oggi all'età di 89 anni a Neuily-sur-Seine, alle porte di Parigi, dopo una vita consacrata alla divulgazione dei libri e della letteratura. Con talk-show di culto come 'Apostrophes' o 'Bouillon de Culture', il giornalista e scrittore nato da una famiglia di modesti negozianti il 5 maggio 1935 a Lione - proprio ieri il suo compleanno - ha indotto alla lettura milioni di persone in Francia e non solo, contribuendo a promuovere la letteratura e il dibattito delle idee ben oltre le ristrette cerchie intellettuali parigine. Popolarissime in Francia tra la seconda metà degli anni Settanta e il Duemila, le trasmissioni di Pivot conquistarono una piccola ma affezionata fetta di pubblico anche a Roma e nel centro Italia, grazie ad un ripetitore che all'epoca captava dalla Corsica il segnale di Antenne 2, la rete pubblica d'Oltralpe che trasmetteva i suoi programmi da Repubblica delle Lettere. Indimenticabili le interviste di Pivot ad intellettuali e scrittori leggendari come Umberto Eco o Charles Bukowski. Ma il giornalista con il pallino della lettura era noto anche per i concorsi di dettato e i cosiddetti Dicos d'Or, campionati di grammatica inaugurati nel 1985 e poi divenuti internazionali. Entrato all'Académie Goncourt nel 2004, ne è stato presidente nel 2014, per poi ritirarsi a fine 2019, a causa delle sue condizioni di salute. La prima puntata di 'Apostrophes', programma letterario che segnò la sua fortuna, venne diffusa sulla tv pubblica il 19 gennaio 1975, imponendosi come appuntamento imperdibile del venerdì sera, tra scherzi, polemiche e riconciliazioni, il tutto in un'atmosfera intima e conviviale, con alcool e fumo a volontà (immagini oggi impensabili in tv), di cui solo Pivot sembrava custodire il segreto. Con il boom degli ascolti davanti crescono le vendite in libreria e la partecipazione ad 'Apostrophes' di colossi come Bukowski, Solženicyn, Marguerite Duras, Sagan, Barthes, Nabokov, Bourdieu, Umberto Eco, Le Clézio, Modiano, Levi-Strauss o lo stesso presidente, Francois Mitterrand. Nel 1987, Pivot intervista clandestinamente Lech Walesa in Polonia. Lettore attentissimo e spiritoso, il giornalista con gli occhiali e l'eterno libro sotto al braccio sottopone i i suoi invitati al "questionario di Pivot", ispirato a quello di Proust. "Apostrophes" va in onda per quindici anni, dal 1975 al 1990, seguita dall'altrettanto noto 'Bouillon de Culture' (1991-2001). Alcuni estratti di entrambe le trasmissioni diventano cult e realizzano ancora oggi milioni di visualizzazioni sul web. Il paladino della letteratura che fino a pochi anni fa si divertiva a cinguettare per il suo milione di abbonati su Twitter, suscitò anche qualche polemica nel 2019, per un tweet su Greta Thunberg ritenuto sessista. Nulla che abbia veramente intaccato la sua popolarità. Nel 2004, Pivot fu l'unico 'non scrittore' ad accedere all'Académie Goncourt, la ristretta cerchia di giurati che assegna ogni anno il Prix Goncourt, tra i premi letterari più prestigiosi al mondo. Lui che si è sempre definito giornalista, ha comunque firmato tre romanzi e diversi saggi sulla lingua di Molière ma anche su altre grandi passioni come il vino e il calcio. Pivot ha anche scritto un 'Dictionnaire amoureux du vin' (2006) ed è sempre stato un fedele supporter dell'AS Saint-Etienne dell'Equipe de France. Cominciò come giornalista stagista al 'Progrès de Lyon', per poi entrare al Figaro Littéraire nel 1958. Caposervizio al Figaro nel 1971, si dimetterà nel 1974, in disaccordo con un altro grandissimo giornalista e scrittore francese, Jean d'Ormesson, che in tv diventerà tuttavia uno dei suoi invitati più assidui. Nella sua lunga e brillante carriera Pivot ha inoltre collaborato per giornali come Lire, Le Point e Le Journal du Dimanche.
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