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(di Ezio De Domenico)
MARCELLO MENTO, 'AI CONFINI DEL MONDO. NIETZSCHE A MESSINA NEL 1882 (EDAS, pp. 200 - 18,00 euro) Friedrich Nietzsche rischiò di annegare nello Stretto di Messina durante il suo soggiorno nella città siciliana. A salvarlo fu un cane, che con i suoi latrati richiamò l'attenzione del filosofo su un gorgo che avrebbe potuto inghiottirlo. E' una delle tante rivelazioni contenute nel libro "Ai confini del mondo. Nietzsche a Messina nell'aprile del 1882", scritto dal giornalista Marcello Mento, che ha ricostruito le tre settimane che Nietzsche trascorse in Sicilia proveniente da Genova.
Da sempre i biografi del filosofo tedesco si sono interrogati su quel soggiorno misterioso e su cosa spinse Nietzsche così a Sud, senza trovare una spiegazione convincente. Mento si è posto sulle sue tracce come un investigatore, prendendo in considerazione sia le fonti tradizionali che quelle locali, come le guide cittadine, e attingendo anche ai giornali dell'epoca.
Di quel viaggio in Sicilia sulle orme di Goethe adesso conosciamo il giorno della partenza dal capoluogo ligure, 29 marzo, e quello dell'arrivo a Messina, il primo aprile, così come il nome del brigantino su cui s'imbarcò, l'"Angiolina", che è anche il titolo di una sua famosa poesia. Così come si conosce l'albergo in cui si stabilì durante il soggiorno in riva allo Stretto, il "Leon di Francia", e gli itinerari delle sue lunghe passeggiate lungo la riviera jonica e sulle colline che sorgono alle spalle della città.
Sappiamo poi, oltre che del pericoloso bagno nello Stretto che poteva costargli la vita, dell'incredibile mancato incontro col suo amico-nemico Richard Wagner, in quei giorni anche lui a Messina insieme alla moglie Cosima e ai figli che aveva avuto da un primo matrimonio. Il musicista per tre giorni, infatti, abitò a pochi passi da Nietzsche. Wagner, tra l'altro, proveniva da Palermo, dove aveva completato il "Parsifal". E conosciamo, inoltre, con esattezza il giorno e l'ora della sua partenza da Messina, decisa a causa dello scirocco, che Nietzsche soffriva terribilmente, e come la città siciliana fosse rimasta impressa nei suoi ricordi. Tra l'altro, il filosofo, in realtà, aveva in programma di rimanervi almeno per tutta l'estate.
A Messina, inoltre, il filosofo completò "La Gaia scienza", che pubblicò il mese dopo, e revisionò profondamente un'altra opera, gli "Idilli", la gran parte della quale l'aveva scritta a Genova, aggiungendo al titolo "di Messina", in segno di gratitudine per l'accoglienza che gli avevano riservato i suoi abitanti. "Mi viziano", scrisse, infatti, alla sorella Elisabeth.
In questa terra, posta tra lo Stromboli e l'Etna, Nietzsche maturò anche le prime idee di "Così parlò Zarathustra", opera in cui "la montagna" e "il vulcano" hanno un ruolo centrale. E in uno dei frammenti pubblicati postumi, abbozzando la premessa ad un'altra sua opera, "La volontà di potenza", parlò di Castel Gonzaga, l'antica fortezza che domina la città, come del luogo della sua "illuminazione" come uomo e come filosofo.
Un libro, quello di Marcello Mento, che rappresenta un tassello utile per ricostruire un passaggio fondamentale della vita e dell'opera del grande filosofo tedesco.
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