"Se sembrava essere solo una questione di tempo, l'arresto del numero 1 di Ennahdha, Ghannouchi, la notte scorsa segna una svolta importante nell'irrigidimento dell'agenda politico-giudiziaria del regime tunisino", prosegue Soudani sottolineando come l'arresto eseguito nella "notte del destino, che corrisponde alla 27esima notte del mese di Ramadan nel calendario Hijri, considerata una delle notti più sacre dai musulmani", "denota un certo gusto per le date simboliche e rappresenta una dimostrazione a tutti coloro che mettevano in dubbio la sua capacità di arrestare Ghannouchi, soprattutto tra le file dei modernisti".
"Perché dopo il golpe costituzionale a favore del quale Saïed si era investito di pieni poteri, il leader di Ennahdha è stato sentito più volte nell'ambito di un'indagine sulle filiali logistiche sospettate di aver facilitato l'invio di giovani tunisini nelle zone di conflitto in Siria, ma il suo arresto finora aveva rappresentato una linea rossa che le autorità non avevano mai oltrepassato, senza dubbio temendo rappresaglie della base radicale di Ennhadha", dice Soudani evidenziando come "alla fine a spingere le autorità all'arresto di Ghannouchi è stata invece, una dichiarazione apparentemente innocua, ovvero 'In Tunisia c'è una volontà ideologica di ostacolare ogni pluralismo Questo ostacolo pone le fondamenta di una guerra civile. Perché immaginare una Tunisia senza Ennahdha, senza Islam politico, senza un partito di sinistra, o qualsiasi altra componente della vita politica, questo costituisce un piano per la guerra civile. Tuttavia, queste forze esistono, che ci piaccia o no!'".
"Sono queste parole, secondo una fonte dell'Unità antiterrorismo riferita alla Procura di Tunisi, ad avere causato la perquisizione dell'abitazione del leader spirituale e della sede del suo partito, e poi il suo clamoroso arresto". Secondo Soudani "tuttavia, un potere che gioca la sua ultima carta è un potere che in realtà mostra segni di debolezza, nonostante le apparenze". (ANSAmed).
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