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ANSAcom - In collaborazione con Ey Italia
La Banca centrale europea potrebbe intraprendere una nuova fase di politica monetaria, con l'avvio di una serie di riduzioni dei tassi d'interesse già a partire da giugno. Oxford Economics prevede infatti una diminuzione complessiva dei tassi di 100 punti base nel corso del 2024. È quanto emerge dai dati presentati nel corso del convegno “Tassi delle banche centrali in discesa, ma quando e con quale ritmo?” promosso da EY e Oxford Economics. La stima per l'Italia è una crescita del Pil reale intorno allo 0,7%-0,8% nel 2024 e poco sopra l’1% nel 2025, con una riduzione del tasso di inflazione dal 5,6% nel 2023 al di sotto del target della Bce del 2% per il 2024 e il 2025. Oxford Economics stima per l’Eurozona un tasso di crescita del Pil dello 0,8% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025; Stati Uniti e Cina segneranno rispettivamente +2,6% e +4,7% quest’anno, mentre sono visti in rallentamento nel 2025. L'analisi evidenzia che il dato sul Pil del primo trimestre (+0,3% sul trimestre precedente) mostra una crescita, seppur contenuta, confermando le previsioni di Ey dello scorso marzo. Ey ed Oxford Economics concordano che l’analisi tendenziale continua a mostrare un comparto industriale in difficoltà, per l’aumento dei costi energetici, la debolezza della domanda globale e di partner commerciali come la Germania, e le pressioni sulle catene di fornitura. A questo scenario si aggiunge l'incremento dei tassi di interesse bancari: i tassi sui prestiti alle società non finanziarie hanno superato i picchi raggiunti nel 2012, e sono vicini ai livelli del 2008. “Nel 2024 si attenuerà la spinta degli investimenti privati, per il venir meno di alcuni incentivi, per il costo del denaro e per l’incertezza legata alla situazione geopolitica”. Lo dichiara il valuation, modelling and economics leader di Ey in Italia, Mario Rocco, al convegno “Tassi delle banche centrali in discesa, ma quando e con quale ritmo?” promosso da Ey e Oxford Economics. "Tuttavia - aggiunge Rocco - la discesa dell’inflazione aiuterà i salari reali e di conseguenza i consumi delle famiglie, che però rimarranno sottotono. La disoccupazione scenderà ancora rimanendo stabilmente sotto l’8% segno di un mercato del lavoro in salute. Resta quindi di importanza strategica per la crescita di medio-lungo periodo il corretto utilizzo delle risorse del Pnrr". "Resta un problema di produttività per l'Italia ma confidiamo molto" nel piano di ripresa e resilienza, aggiunge a margine dell'evento. Rocco sottolinea inoltre che "il tasso di fiducia di consumatori e imprese sta ritornando ai livelli pre-Covid, ancora non li ha raggiunti però sta andando in quella direzione". “Ci aspettiamo che l’inflazione dell’Eurozona si attesti al 2,2% in media annua - dichiara il chief Italy economist di Oxford Economics, Nicola Nobile - e sarà già al di sotto del target della Bce a partire dalla seconda metà dell’anno. Ma se da un lato la Bce ha dichiarato che il primo taglio dei tassi a giugno è quasi certo, dall'altro rimane incertezza su ciò che potrebbe accadere in seguito, anche a causa di fattori di tipo geopolitico". I dati sull'inflazione, per Nobile, "saranno in ultima istanza la chiave per definire la dinamica dei tassi"."Il rafforzamento della crescita atteso per il 2025 - aggiunge l'economista di Oxford Economics - non dovrebbe compromettere il processo disinflattivo in corso, garantendo alla Bce spazio di manovra per un ulteriore allentamento della politica monetaria”. "Oggi viviamo in un contesto geopolitico completamente differente da quello conosciuto negli ultimi 30 anni dalla caduta del muro di Berlino in poi e fino all’invasione dell’Ucraina. Abbiamo avuto una fase in cui il mondo era un grande supermercato, si andava a comprare o produrre le merci dove costavano meno. Oggi il contesto è diverso” e “quindi bisogna ragionare tenendo conto di questo contesto, iniziando a produrre o a commerciare con Paesi con cui si possono assicurare le catene strategiche del valore” ciò al fine di dare all’Europa o all’Italia una maggiore autonomia” Il chief economist e direttore Strategie settoriali e impatto di Cdp, Andrea Montanino, fa il punto su come la situazione geopolitica sta influenzando i trend macroeconomici. "Oggi viviamo in un contesto geopolitico completamente differente da quello conosciuto negli ultimi 30 anni dalla caduta del muro di Berlino in poi e fino all’invasione dell’Ucraina. "Abbiamo avuto una fase - spiega Montanino - in cui il mondo era un grande supermercato, si andava a comprare o produrre le merci dove costavano meno". Oggi il contesto "è diverso” e “quindi - aggiunge - bisogna ragionare tenendo conto di questo contesto, iniziando a produrre o a commerciare con Paesi con cui si possono assicurare le catene strategiche del valore” ciò al fine di dare all’Europa o all’Italia una maggiore autonomia.
Tassi delle Banche Centrali in discesa, ma quando e con quale ritmo? (ey.com)
ANSAcom - In collaborazione con Ey Italia
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