Rosarno: Maroni, troppa tolleranza. L'opposizione insorge
Ma la vicenda agita anche il Pdl, finiani attaccano sulla cittadinanza
08 gennaio, 19:21
(di Paolo Dallorso)
ROMA - Dagli scontri di piazza a quelli di 'palazzo'. Rosarno, come fu per Villa Literno e Castel Volturno, diventa il nuovo pretesto per rinfocolare vecchie polemiche politiche tra maggioranza e opposizione. La guerriglia urbana del paesino calabrese ha infatti riportato alla ribalta il problema dell'immigrazione clandestina e delle politiche di accoglienza su cui i due schieramenti viaggiano in direzioni opposte. Ma registra anche una nuova occasione per proseguire lo scontro tutto interno al Pdl tra finiani e oppositori del presidente della Camera Ad accendere la miccia ci ha pensato questa mattina il ministro dell'Interno, Roberto Maroni che ospite di Belpietro su Canale 5 ha puntato il dito sull'eccessiva tolleranza con cui, in questi anni, è stata accettata, senza reagire e con "troppo lassismo", "un'immigrazione clandestina che ha alimentato la criminalità e ha generato una situazione di forte degrado''. Parole che raccolgono subito e incondizionatamente il plauso dei suoi colleghi di partito con Borghezio, ad esempio, che lo definisce il "nostro Sarkozy" o con Roberto Cota, capogruppo leghista alla Camera, che invoca "il ringraziamento di tutti" per quanto fatto in materia di contrasto alla criminalità dal titolare del Viminale. Dura, ovviamente, la reazione delle opposizioni. Il primo a replicare alle parole del ministro è il segretario del Pd che, proprio da Reggio Calabria, rispedisce al mittente le accuse di Maroni: "il ministro - ha detto - non ha perso l'occasione di fare lo scaricabarile. Voglio ricordargli - ha rimarcato - che da anni viviamo con una legge, di cui oggi subiamo i danni, che si chiama Bossi-Fin". Dello stesso tenore l'Udc che definisce "superficiale e semplicistica" la posizione del ministro "che scarica come sempre la colpa di tutto sugli immigrati". Le fa eco l'Idv che accusa il governo di non saper contrastare l'immigrazione clandestina gettando gli immigrati "nelle mani delle mafie che li sfruttano ai limiti del disumano per la prostituzione, per lo spaccio della droga e nel Sud come semischiavi di un nuovo caporalato". E se da una parte si grida al fallimento delle misure di accoglienza del Governo o di quelle di contrasto all'illegalità contenute nel pacchetto sicurezza, dall'altra si punta il dito contro la "scellerata politica delle porte aperte" messa in atto dalla sinistra che trova spazio in quasi tutte le dichiarazioni giunte dal fronte del Popolo della Libertà. Pdl che però si ritrova a fare i conti con vecchie ruggini aennine. E Rosarno diventa il pretesto per tornare a polemizzare sulla proposta di 'cittadinanza breve' sponsorizzata dal presidente della Camera. Ai limiti dell'insulto l'intervento di Giancarlo Lehner che guardando agli scontri di ieri e di questa mattina dice: "i fautori di quell'idea dovrebbero chiedere scusa e darsi pubblicamente, usando il lessico di Fini dicitore, degli emeriti stronzi". Ad andare in soccorso del presidente della Camera ci pensa Flavia Perina, direttrice del Secolo d'Italia che invece considera "un bene il rinvio in Commissione, che la Camera si appresta a decidere, del dibattito sulla cittadinanza, peraltro gia' concordato da tempo. Questo - spiega la deputata finiana - consentirà di approfondire un tema che, anche alla luce dei fatti di Rosarno, merita un'attenzione non superficiale". Attenzione che domanda anche Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione Farefuturo presieduta da Fini: "la schiavitù degli africani di Rosarno è un problema che va affrontato con decisione" perchè "in uno stato civile, moderno e democratico, non si può tollerare che migliaia di persone vivano nell'indigenza più totale, senza il minimo di dignità".