(ANSA) - BOLZANO, 12 GIU - Fino ad oggi elevati valori di
ferro erano considerati possibili fattori di rischio per
l'insorgere del Parkinson. Studi medici sui pazienti avevano
infatti riscontrato degli accumuli di ferro nelle zone del
cervello colpite dalla malattia. Tuttavia, questa relazione non
era mai stata pienamente confermata. Attraverso una metodologia
statistica e utilizzando dati sui malati di Parkinson di tutto
il mondo, un gruppo di ricercatori del Centro di Biomedicina
dell'Eurac di Bolzano ha potuto acquisire nuove conoscenze sulla
relazione tra ferro nel sangue e Parkinson.
''Il nostro studio mostra per la prima volta che elevati
valori di ferro nel sangue possono ridurre le probabilita' di
ammalarsi di Parkinson e non costituiscono un fattore di
rischio, contrariamente a quanto emerso dagli studi
precedenti'', riassume Irene Pichler, ricercatrice al Centro di
Biomedicina dell'Eurac. La ricerca raccoglie dati relativi a
circa 22.000 persone sane residenti in Europa e Australia, tra
cui anche i 1.300 venostani che nel 2002 hanno partecipato allo
studio di popolazione Micros. Dai loro campioni e dati sono
state ricavate le tre piu' importanti varianti genetiche
responsabili della produzione di ferro. A partire da questa base
i ricercatori dell'Eurac si sono chiesti se gli alti valori di
ferro nel sangue determinati da queste tre varianti genetiche
siano legati alla malattia di Parkinson.
La ricerca poggia su dati relativi a piu' di 20.000 malati di
Parkinson messi a disposizione dell'Eurac da partner di ricerca
internazionali. I risultati ottenuti dal gruppo di ricerca
bolzanino mostrano che le varianti genetiche, e quindi i livelli
di ferro che queste regolano, hanno un effetto verificabile
sull'insorgere del Parkinson: il rischio di contrarre la
malattia diminuisce quanto piu' alto e' il contenuto di ferro
nel sangue. Piu' precisamente il rischio decresce del 3 per
cento ogni 10 microgrammi di ferro per decilitro di
sangue.(ANSA).