Vino con zucchero e acqua, nuovo inganno

Coldiretti, i trucchi permessi all'estero e vietati in Italia

Redazione ANSA VERONA

VERONA - Dal vino zuccherato a quello annacquato, dal vino in polvere a quello alla frutta ma anche il finto rosato o le imitazioni delle denominazioni più note. Sono solo alcuni dei trucchi consentiti all'estero e smascherati dalla Coldiretti. "Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all'estero sono invece permesse" sottolinea la Coldiretti nel precisare che "sono aumentate dell'8% le bottiglie straniere di vino e spumante stappate in Italia per un totale di 32,7 milioni di chili nel 2017".

Lo zuccheraggio del vino, spiega la Coldiretti, è ad esempio permesso nell'Unione Europea ad eccezione di Italia Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta e in alcune aree della Francia che rappresentano pero' circa l'80% della produzione comunitaria. "Occorre smascherare in etichetta l'inganno dell'aggiunta di zucchero al vino che l'Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa cogliendo l'occasione della revisione delle norme" ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di "un danno per i produttori mediterranei e un inganno per i consumatori che non possono fare scelte consapevoli".

Negli Stati Uniti, invece al contrario - riferisce la Coldiretti - è addirittura consentita l'aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri secondo una pratica considerata una vera e propria adulterazione in Italia. Miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un "finto rosè" vietate in Europa sono possibili invece in Nuova Zelanda e in Australia. "L'ultima frontiera dell'inganno - continua la Coldiretti - è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti fino ad alcuni Paesi dell'Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi. Un mercato molto florido per internet dove i rischi riguardano l'utilizzo delle stesse o simili denominazioni o simili per indicare prodotti molto diversi. che - conclude la Coldiretti - complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy". 
   

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