(ANSA) - ANCONA, 16 APR - Viaggia sul binario "cibo & vino"
l'alta velocità dell'export enologico made in Italy. Ad
evidenziarlo oggi a Vinitaly, con un'analisi della geografia
dell'export agroalimentare italiano, il convegno "Vino e
agroalimentare, la ricetta vincente del nostro export",
organizzato dall'Istituto marchigiano di tutela vini (Imt).
Secondo elaborazioni di Nomisma Wine Monitor tra il 2007 e il
2017 le esportazioni delle due categorie merceologiche hanno
registrato andamenti pressoché paralleli, con valori delle
vendite che sono aumentati nel decennio rispettivamente del 68%
per l'agroalimentare e del 69% per il vino. Ed è proprio dove
c'è cibo italiano che trova più fertile mercato anche il vino
tricolore. Usa, Germania, Regno Unito e Francia, che assorbono
complessivamente il 56% delle esportazioni di vino, sono anche
le 4 principali destinazioni dell'agroalimentare, con quasi la
metà della quota export (45%, per un valore complessivo di 18
miliardi di euro) e circa il 30% dei ristoranti italiani fuori
dai confini. Caso paradigmatico gli Usa, dove i nostri prodotti
hanno trovato la collocazione ideale proprio a tavola, in un
matrimonio "cibo e vino" capace di parlare autenticamente
italiano ai consumatori americani. A dimostrarlo sono i numeri,
che incoronano gli Stati Uniti il primo mercato per il vino (23%
la quota export a stelle e strisce, 1,6 miliardi di euro) e per
la ristorazione italiana all'estero (17% dei ristoranti), e il
secondo per l'agroalimentare (11%), ma con un potenziale che
rimane ancora inespresso. "La forza comunicativa della nostra
cucina viene spesso data per scontata - ha detto Alberto
Mazzoni, direttore del maxiconsorzio marchigiano -, ma anche la
ricerca presentata ieri al convegno inaugurale di Vinitaly ci ha
ricordato che quasi un terzo dei consumatori americani ci chiede
di puntare ancora di più sull'abbinamento vino e cibo. E si
tratta del mercato più maturo. Ma anche se chiediamo in tre
piazze diverse come Regno Unito, Cina ed Emirati Arabi quale sia
il settore più rappresentativo del Made in Italy - ha concluso -
la risposta è sempre la stessa: per il 40% cibo e vino riescono
a comunicare la nostra cultura meglio della moda,
dell'automotive e dell'arredamento/design. È su queste basi che
abbiamo fondato la nostra scommessa con Food Brand Marche, un
marchio unico per promuovere il territorio attraverso le
eccellenze dell'agroalimentare, a partire dal Verdicchio, che
quest'anno festeggia anche il 50/o dal riconoscimento della
Doc".