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Curva rallenta,Veneto non vede lockdown

Curva rallenta,Veneto non vede lockdown

Zaia, vera sfida è non bloccare gli ospedali

VENEZIA, 20 ottobre 2020, 18:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La curva dei contagi rallenta in Veneto, dove oggi si registrano 490 casi positivi in più, ma la vera emergenza si sposta sul sistema ospedaliero, perchè ricoveri e terapie intensive continuano a crescere. Anche secondo il governatore Luca Zaia è questa la sfida: evitare che i nuovi malati Covid salgano oltre la soglia di sostenibilità del sistema, per non bloccare tutte le altre cure. "Le cure le sappiamo fare, il 95% dei contagiati è asintomatico - ha detto oggi Zaia, presentando il nuovo piano regionale di sanità pubblica - ma non possiamo cantar vittoria; se la roulette russa ci risparmia; dobbiamo capire che l'emergenza è l'impossibilità di curare i cittadini. Il problema è riempire gli ospedali, e la paralisi non la voglio". Una scenario che non è vicino, però oggi il Veneto conta nei reparti non critici 537 i degenti (+41), e nelle terapie intensive, 61 (+9), dei quali 50 positivi.. E proprio parlando del nuovo piano di sanità per la lotta al Covid - che non prevede la costruzione di nuovi ospedali,ma di arrivare a 1.000 posti di terapia intensiva in quelli esistenti - l'assessore alla sanità, Manuela Lanzanin, ha sottolineato che si tratta "di un piano ospedaliero. Altre iniziative dettate da altri numeri, su cui c'è un dialogo a livello nazionale, sono un'altra partita". Ed ha assicurato che "oggi in Veneto all'orizzonte non c'è nessun pensiero di lockdown o di coprifuoco". "Questo - ha aggiunto - è un piano di sicurezza passiva di fronte al numero di malati che cresce, mentre le decisioni su lockdown sono di sicurezza attiva.
    Intanto dal professor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia dell'Università di Padova, arriva una fosca previsione: "Convivere col virus - spiega - significa portarlo al livelli trasmissione bassa in modo da mantenere una qualità di vita decente e portare avanti l'economia. Si fa solo interrompendo le catene di trasmissioni, ma con 10-12.000 casi al giorno nessun sistema è in grado di farlo"
   

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