La vicenda della donna di Padova che
si è vista respingere da 22 strutture sanitarie del Nordest la
richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, prima di
poter ottenere, al 23/mo tentativo, la prestazione, ha spinto la
Cgil del Veneto a chiedere che siano poste le condizioni per il
rispetto della legge 194, con l'assunzione di personale
sanitario non obiettore. "E' del tutto evidente infatti -
afferma il sindacato - che se la stragrande maggioranza dei
medici si dichiara 'obiettore di coscienza' le liste d'attesa
per l'interruzione volontaria di gravidanza diventano
pericolosamente lunghe, costringendo le donne a rivolgersi,
quando va bene a strutture private, o peggio a fare ricorso
all'aborto clandestino". Secondo la Cgil, in Veneto risulterebbe
obiettore l'80% dei ginecologi, con situazioni particolarmente
gravi a Padova e Belluno.
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